Riceviamo e pubblichiamo
Con una nota del 29 settembre il consigliere comunale, Demetrio Martino, capogruppo dei D.S. al Comune di Reggio Calabria, ha espresso il suo compiacimento per l’approvazione, da parte dell’Amministrazione provinciale, del progetto esecutivo inerente al sistema viario di interconnessione tra la SS 106 ed i centri di San Sperato, Cardeto ed i piani dell’Aspromonte.
Progetto esecutivo il quale, più in particolare, prevede – all’interno del bacino idrografico del Torrente S. Agata – una strada che snodandosi lungo l’argine destro del medesimo torrente collegherà Reggio con il centro abitato di Cardeto; strada che si svilupperà complessivamente per 10 chilometri e 700 metri e che si prevede dotata di svincoli di collegamento con le frazioni di Cataforio, Mosorrofa, San Salvatore e San Sperato.
Il consigliere Martino ha esaltato, ad onor del vero a ben ragione e con motivazioni più che condivisibili, la preventivata realizzazione della predetta strada che incastonandosi lungo la golèna destra del torrente S. Agata non solo collegherà, come detto, la zona costiera, e quindi Reggio Calabria, con i centri abitati ubicati a monte tra i quali Cardeto, ma che consentirà di raggiungere quanto meno agevolmente l’Aspromonte. Quell’Aspromonte le cui indiscusse bellezze paesaggistiche e naturali impediscono a chiunque di disconoscerne le notevoli potenzialità turistiche.
Altrettanto condivisibilmente il consigliere Martino ha rimarcato l’utilità dell’opera in questione che costituirà con solo un’organica sistemazione dell’assetto viario dell’area interessata ma anche, se non soprattutto, una “concreta occasione di sviluppo turistico, imprenditoriale ed occupazionale”.
Qualunque persona dotata di buonsenso (di cui piace ricordare che è elemento affine all’intelligenza ma da essa distinto poiché, come affermato da Giovanni Sartori, “una persona intelligente senza buonsenso si trasforma facilmente in un cretino”) comprende come tutto questo sia vero poiché una strada di collegamento verticale tra il mare e le zone montane da un lato costituisce una soluzione obbligata per la conformazione morfologica del territorio reggino, dall’altro costituisce un’infrastruttura necessaria, ed al tempo stesso ottimale, per lo sviluppo dei centri e delle frazioni collinari e montane interessate dal suo passaggio, prova ne siano le arterie stradali arginali realizzate e da realizzare lungo il Torrente Calopinace, la copertura nel tratto a valle del Torrente Annunziata (soluzione forse non tra le migliori, ma tant’è), le aste goleniche che saranno realizzate lungo il Torrente S. Agata tra l’aeroporto e la circonvallazione autostradale proseguendo poi, alla luce del progetto approvato, sul lato destro sino a Cardeto.
L’approvazione del progetto ricordato dal consigliere Martino offre l’occasione per ricordare come l’idea di una strada arginale di collegamento verticale mare-monti sia stata caldeggiata e sostenuta parecchi anni or sono da un gruppo di cittadini della vallata del Valanidi che, con questo unico intento, costituirono il “Comitato per il Valanidi”, presieduto dal compianto prof. Alfredo Minniti.
Quest’ultimo, in particolare, già dalla metà degli anni ’90 si era attivato, da comune cittadino, per la realizzazione di una strada mare-monti proprio lungo l’argine destro del Torrente Valanidi; strada, peraltro, costituente una delle opere prevista nell’ambito del così detto decreto Reggio ed a questo scopo progettata sin dal 1989, ma rimasta nei cassetti di Palazzo San Giorgio.
Il prof. Alfredo Minniti, ispirato e guidato da valori semplici ma pregnanti quali quello di una democrazia partecipata e del fare piuttosto che del solo parlare, ha portato innanzi – col sostegno delle altre componenti del comitato ed sin da tempi non sospetti – la chiara e nitida idea (allora, forse, non per tutti) che le strade arginali di collegamento tra le zone costiere e quelle site a monte sarebbero state, nel medio e lungo periodo, ineludibili per via della saturazione delle aree costiere con insediamenti abitativi e di altro genere.
Legava, inoltre, a questa prefigurazione dell’assetto urbanistico del territorio, l’intuizione che le strade arginali in genere, e quella prevista nel bacino del Valanidi in particolare, avrebbero dovuto costituire non un fine ma un mezzo. Uno strumento indispensabile per lo sviluppo, il progresso materiale e civile, il benessere di zone altrimenti condannate dalla distanza e destinate a rimanere, probabilmente non solo in senso fisico, periferia della periferia.
Considerazioni, queste, rafforzate dall’insistenza, lungo gli argini del Torrente Valanidi, delle residue zone a destinazione industriale del Comune di Reggio Calabria alla luce del suo Prg e senza dimenticare, per completezza, che in quel contesto è stata esaminata anche la possibilità di una “pedemontana” che da Valanidi collegasse l’ipotizzata strada arginale con la zona di Melito Porto Salvo, il ché avrebbe significato un collegamento veloce da San Gregorio fino alla fascia costiera jonica, con un arteria che avrebbe consentito di sgravare il traffico sulla SS 106 che, come noto ormai a tutti, non è in grado di sostenere le attuali esigenze di traffico.
Ma tanto, e molto altro, non bastò ed anzi non mancò qualche politico regionale (prontamente seguito dai detrattori di turno che, si sa, non mancano mai) il quale ebbe modo di affermare che non si potevano trasformare i torrenti in strade ma che essi tali dovevano rimanere, in tal modo dimostrando di confondere le strade arginali all’interno di fiumare costituenti bacini idrografici con le strade costruite in luogo di preesistenti e più modesti torrenti (quale l’odierna via Roma di Reggio Calabria) ed andando incontro ad una smentita ad opera dei fatti.
D’altronde, non sfuggirà ai più come tra i quattro torrenti che attraversano l’agglomerato urbano di Reggio (da nord a sud: Annunziata, Calopinace, S. Agata, Valanidi) solo il Torrente Valanidi non sia stato interessato in alcun modo da infrastrutture viarie lungo gli argini sebbene, come ricordato, un progetto in tal senso esista dal 1989 e sia stato rimaneggiato ed adeguato nel 1999 anche (se non) per gli stimoli ed il pungolo (oggi si direbbe l’input) frutto dell’azione civica di quel comitato e del prof. Minniti.
Sulle ragioni di tale inerzia si potrebbe discutere a lungo ma è preferibile rifarsi all’antica saggezza secondo la quale intelligenti pauca.
Sulla bontà, poi, di quella battaglia civile e se si sia trattato di una semplice visione o di una anticipata lettura di ciò che verrà, sarà il tempo a parlare, se non ha già cominciato a farlo, perché “il tempo dirà tutto alla posterità; è un chiacchierone, e per parlare non ha bisogno di essere interrogato” [Euripide].
Lettera firmata.