di Grazia Candido – “Tabularasa” si è conclusa lasciando un segno indelebile nelle coscienze dei reggini, in tutti quelli che ogni sera, puntuali e attenti, hanno partecipato ad un processo culturale in cui protagonista indiscussa è stata proprio quella terra che ha deciso di
uscire dagli schemi. Non è stato per nulla facile organizzare un evento di questa portata a Reggio Calabria, non sono mancate difficoltà ed incomprensioni ma alla fine, a ricompensare tutti gli sforzi fatti sono i volti soddisfatti e gli apprezzamenti delle persone comuni che compiaciuti, si soffermavano a fine serata a parlare con i protagonisti della kermesse, magistrati, avvocati, giornalisti, scrittori. La “sete” di sapere è inarrestabile, si avverte l’esigenza di cambiare, di uscir fuori da quell’immobilismo in cui per anni abbiamo vissuto inerti. Sono i tanti ragazzi presenti alle quattro serate a dimostrare che questi sono eventi che servono a costruire quel “laboratorio” dove potersi finalmente confrontare, discutere, crescere insieme. Per ore la gente resta seduta e in rigoroso silenzio ad ascoltare i racconti di noti professionisti del giornalismo, magistrati che hanno dedicato la loro vita con impegno, a volte anche facendo delle pesanti rinunce, alla ricerca di quelle verità perdute che oggi devono essere assolutamente conosciute.
Ridondante è la frase: “finalmente, avevamo bisogno di questi incontri. Non possiamo più stare zitti – affermano alcuni soci del Circolo “Polimeni” – E’ necessario confrontarci, avere le occasioni, la possibilità di parlare, conoscere tematiche che, pur ostiche che siano, ci servono per capire le dinamiche di svolta o di arresto del nostro paese”.
E non importa se le lancette dell’orologio segnano le 24: la gente resta seduta e con lo sguardo sempre fisso sul palco continua a seguire, nonostante l’ora tarda, la voce di Tabularasa.
Una voce che però, a qualcuno dà un po’ di fastidio. Come in tutte le cose della vita, c’è anche chi storce il naso, chi si ostina a trovare il marcio anche quando il marcio non c’è. Ma è giustificabile perché magari qualcuno avrebbe preferito una kermesse più “frivola”, leggera. Purtroppo ancor oggi, non tutti sono pronti a riconquistare ciò che ci è stato tolto, la libertà di poter sciorinare le nefandezze che qualcuno vorrebbe sotterrare. Ma la voce di Tabularasa si è imposta, non si è piegata a niente e nessuno e, pur rischiando e accaparrandosi qualche censura, è stata premiata. Reggio Calabria è viva. Reggio Calabria ora deve far sentire la sua voce.