• Tabularasa 2015 - Criaco, Gallico, Gangemi, Bottero

    Tabularasa racconta i sensi e i luoghi della narrazione

    Paola Bottero, Gioacchino Criaco, Vins Gallico e Mimmo Gangemi spiegano cosa siano per loro la scrittura e la letteratura. Un viaggio tra radici calabresi, senso di appartenenza, storie dell’anima, ricerca di domande e desiderio di indagare ogni angolo della realtà, anche il più buio e negativo

    I sensi della narrazione è stato il titolo dell’incontro svoltosi a piazza Italia nell’ambito della kermesse Tabularasa promossa da Giusva Branca e Raffaele Mortelliti. A raccontare le ispirazioni e gli sguardi da e verso la Calabria sono stati gli scrittori calabresi Gioacchino Criaco, originario di Africo e autore del romanzo “Anime nere” (Rubbettino) da cui è stato tratto il film diretto da Francesco Munzi e vincitore di nove David di Donatello, Vins Gallico, originario di Reggio Calabria e oggi residente a Roma, finalista al premio Strega con “Final Cut. L’amore non resiste” (Fandango edizioni), Mimmo Gangemi, originario di Santa Cristina d’Aspromonte e residente a Palmi, che nel mese di aprile ha pubblicato “Un acre odore di aglio” (Bompiani) e “La Verità del giudice meschino” (Garzanti). A moderare la serata con Raffaele Mortelliti, Paola Bottero, piemontese di origine ma calabrese di adozione, autrice di “Carta vetrata” (Sabbiarossa edizioni).

    La scrittura è stata raccontata come un viaggio sempre diverso in cui la Calabria è terra di ispirazione oppure tassello di un puzzle della contemporaneità, terra da cui ormai si parte per non tornare più oppure terra da cui dipende ogni possibilità di futuro.

    Tabularasa 2015 - Mortelliti, Bottero, Criaco
    Paola Bottero

    “I narratori sono portavoci delle storie altrui. Quando sono arrivata in Calabria quindici anni fa – ha raccontato Paola Bottero – ho subito amato questa terra e ho capito che avrei dovuto pagare il mio debito con essa, da sempre guardata dal resto dell’Italia con pregiudizio. Così in ‘Ius sanguinis’ ho dato voce a storie di persone che hanno pagato l’appartenenza a questa terra di ‘ndrangheta con il sangue e con la vita. Per me scrivere non è cercare delle risposte ma sollecitare nel lettore e in me le domande giuste”.

    Tabularasa 2015 - Criaco
    Gioacchino Criaco

    “Ho conosciuto e compreso davvero l’Aspromonte e le sue montagne – ha spiegato Gioacchino Criaco – quando ne ho scritto; mentre lo narravo, ho davvero scoperto i luoghi in cui sono nato. Io scrivo per la mia gente, per contribuire a far guardare oltre gli stereotipi e in profondità, rivendicando quel diritto, che nella Locride per tanto tempo non abbiamo avuto, di dire la nostra. Questo è il senso per me, come emerge anche da ‘Il racconto onesto’ curato da Goffredo Fofi. Scrivere è un atto profondamente politico nel senso eccelso del termine poiché può contribuire al cambiamento e incidere sulla visione e sull’immaginario di chi legge, lasciando un segno importante”.

    Tabularasa 2015 - Gallico
    Vins Gallico

    “Narrare è per me un dono totale. Credo molto  – ha spiegato Vins Gallico – nella forza che resta nella pagina e nel valore della letteratura che cammina con le proprie gambe rispetto allo scrittore, e che osserva e indaga anche e soprattutto ciò che appare più oscuro e strano come un ramo storto. Dopo il mio primo romanzo “Portami rispetto” in cui accusavo la mia terra di origine, nel secondo ho cambiato registro e ho raccontato il precariato emotivo e lavorativo, che sfocia nell’idea di costituire una start up che si occupi di separazioni. Ad incarnare la fatica del vivere e del lavorare di oggi c’è anche Mary di Reggio Calabria. Questa è una terra difficile ma io ci vedo tanti germogli”.

    Tabularasa 2015 - Gangemi
    Mimmo Gangemi

    Anche per Mimmo Gangemi la scrittura non può essere ingabbiata. “Non scrivo mai con l’idea di dare un messaggio. Nel momento in cui il libro esce, io lo consegno al pubblico che ne diventa il padrone. Per me scrivere resta un piacere. I miei romanzi nascono dall’esigenza interiore di raccontare delle storie immerse nell’Aspromonte perché è lì che sono cresciuto imparando a nuotare nella fiumara. Così racconto il tentativo di riscatto sociale e con “La signora di Ellis Island” anche l’emigrazione, oggi priva del ritorno in patria e destinata dunque a dissanguare questa terra”.

    (Foto di Antonio Sollazzo)

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