di Marina Malara – La prima domanda che poniamo al professor Francesco Russo, assessore regionale al Sistema della logistica, sistema portuale e sistema Gioia Tauro, può forse sembrare banale ma ce la siamo posta per decenni davanti alla stagnazione di un potenziale e più volte invocato sviluppo del porto di Gioia Tauro che non è mai veramente arrivato. Vorremmo sapere da lui cosa è mancato e cosa manca, dal suo punto di vista di tecnico del settore, a questa enorme struttura portuale che rimane uno dei porti più grandi di tutto il Mediterraneo. La risposta è semplice ed immediata: “Mancava e manca tutto o quasi”. Ma la valutazione del professor Russo è molto articolata e parte dal riconoscimento di questa infrastruttura come di una delle più importanti del sud Europa. L’unica in grado di competere con i porti del sud mediterraneo e del nord Europa. Andiamo con ordine. Russo, con il suo assessorato ha deleghe pesanti come quelle sul piano regionale dei trasporti e della logistica, programmi strategici di trasporto e di navigazione, aeroporti civili di rilievo regionale, intermodalità, politiche economiche e di ricerca ed azioni per lo sviluppo del porto di Gioia Tauro e delle correlate aree retro-portuali, industriali, intermodali e logistiche, ITS (sistemi di trasporto intelligente) a supporto del sistema portuale e della logistica. In queste materie può essere definito un luminare poiché, al di là del fatto che insegna presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Reggio Calabria, ha pubblicato più di 200 articoli scientifici di interesse nazionale ed internazionale e i risultati delle sue ricerche sono riportati nelle pubblicazioni presentate a livello internazionale. Ci vien da pensare che se non li risolverà lui i problemi del Porto di Gioia Tauro, non potrà farlo nessun altro. La sua analisi sulla situazione parte dal fatto che il porto di Gioia Tauro è sempre stato un porto mono funzione, ha sempre svolto, cioè, solo attività di transhipment. In questo senso è una struttura di eccellenza, con le migliori maestranze e il migliore mamagement del Mediterraneo che, nonostante i problemi relativi al costo del lavoro più elevato rispetto ai paesi della sponda sud del mediterraneo e alle tasse e alle accise che si sta cercando di abbassare, riesce a stare sul mercato internazionale. Per Russo già negli anni passati sarebbe stato necessario sfruttare la grande potenzialità, data dal fatto che il porto ha 150 grandi collegamenti internazionali, facendola diventare una realtà economica differente dal solo transhipment.
Semplificazione e snellimento. Russo ha la sua ricetta e da quando gli è stata affidata la delega lavora per metterla in pratica. “Bisogna mettere in campo sia azioni infrastrutturali che immateriali. Mi riferisco, ad esempio, a quel grande contenitore che si chiama Zes, che non vuol dire solo fiscalità di vantaggio, ma più un sistema di azioni complessive” ci spiega. “ Abbiamo presentato una delibera, prima in Giunta, poi in consiglio regionale, dove abbiamo definito i tre assi principali su cui si fonda il ragionamento sulla Zes. La fiscalità di vantaggio è certamente importantissima. Un secondo asse importante è costituito dai processi di semplificazione e snellimento”. Semplificazione vuol dire, in parole povere, che un imprenditore che vuole avviare un’ attività produttiva a Gioia Tauro, non dovrà più, come succede in questo momento anche negli altri porti italiani, compiere dai 30 ai 40 passaggi burocratici, ma uno solo, confrontandosi con un’unica istituzione che successivamente provvederà a smistare le pratiche agli altri soggetti o enti istituzionali. Questo avverrà grazie allo sportello unico doganale e dei controlli e allo sportello amministrativo unico, un front office per tutti i procedimenti amministrativi e autorizzativi. Un altro asse portante della Zes dovrebbe essere quello dello snellimento, un azione molto forte di tipo gestionale. “Su questo punto stiamo andando avanti velocemente, spiega Russo, con un progetto, anche di ricerca, basato sulla nuova logica industriale adottata dalla Toyota ad inizio anni 90, che ha sancito il passaggio dalle produzioni tradizionale alle produzioni cosiddette di tipo Lean, la cosiddetta produzione snella che mira a minimizzare gli sprechi fino ad annullarli”. Questa si basa su 5 principi-guida che puntano a definire il valore dal punto di vista del cliente, eliminare gli sprechi, far fluire tutte le attività per processi e non per funzioni, senza soste o interruzioni, realizzare un’attività solo quando il processo a valle lo richieda e infine perseguire la perfezione tramite continui miglioramenti. La complessità del sistema produttivo viene ridotta al massimo puntando sulla flessibilità. In questi ultimi 4 anni sono iniziate le prime sperimentazioni della logica Lean nell’ambito dei porti. Questa è una filosofia su cui sta lavorando nello specifico l’assessore Russo e la sua equipe e queste sono le tendenze internazionali che la Calabria vuole agganciare per dare al giusta vitalità soprattutto al retro porto.
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