• Arance di Rosarno

    L’Agroalimentare in Calabria è il futuro. Basta con lo sfruttamento delle multinazionali

    Il settore agroalimentare in Calabria è quello che crea maggiore occupazione e rappresenta la percentuale più alta di Pil della regione. Questo non può non essere tenuto in considerazione in un piano politico efficace di sviluppo per la nostra regione. e certamente non è sfuggito al presidente Mario Oliverio che oggi ha chiarito come l’agroalimentare deve diventare il fulcro in un ottica di sviluppo e di tutela.

    I dati dell’esportazione dei nostri prodotti, tanto all’estero, quanto anche in Italia, non sono rosei, purtroppo. Questo a causa di una visione negativa che della Calabria si ha e si dà attraverso i soliti spot “Calabria uguale ‘ndrangheta, sottosviluppo e malaffare” che i media nazionali diffondono e che la nostra classe dirigente, almeno fino ad oggi, in molte circostanze non ha smentito, avvalorando, anzi, quell’idea.

    A tutto questo si unisce lo sfruttamento reale delle multinazionali che si avvantaggiano dei nostri prodotti sottopagandoli e, di conseguenza, creando il fenomeno dello sfruttamento della manodopera.

    Sull’argomento si è soffermato dettagliatamente Pietro Molinaro, presidente Coldiretti Calabria, che ha spiegato come le arance di Rosarno, utilizzato nelle fasi di produzione delle Aranciate, distribuite da multinazionali come Coca Cola e Nestlè, vengano pagate pochi centesimi per ogni bottiglia, creando per il produttore la difficoltà di pagare la manodopera e rivendute con una maggiorazione tale da consentire per loro un arricchimento. “La Calabria è sfruttata esattamente come i Paesi del Terzo e del Quarto mondo, sotto questo unto di vista – ha chiarito Molinaro – e questo non è più accettabile”.

    “Questo trattamento spinge molti produttori senza scrupoli della Piana di Gioia Tauro a sfruttare la manodopera sottopagandola, spesso anche in  nero. Manodopera, in molti casi costituita dagli extracomunitari residenti a Rosarno. Cosa vogliamo? Intanto abbiamo ottenuto che la percentuale del succo di arance presenti nelle bibite dal prossimo anno sia almeno del 20% e poi chiediamo al presidente Oliverio che si faccia portavoce a livello nazionale di questa problematica. Non possiamo più consentire ai grandi del pianeta di schiacciare i piccoli”.

    Obiettivo di Coldiretti è anche quello di far inserire sulle etichette delle bibite esportate in ogni parte del mondo la provenienza delle arance con cui è prodotto il succo contenuto nella bevanda così da iniziare a veicolare una immagine diversa e non più solo lacrime e sangue della Calabria. Incrementare la produzione e investire su questo settore significherebbe creare occupazione non solo nel settore agricolo ma anche di sviluppo, marketing, tutto quello che afferisce all’intera filiera.

    ClaVa