Per comprendere l’inferno e l’abbandono che le popolazioni della Locride, la vasta area che si affaccia sul litorale ionico reggino, vivono è sufficiente guardare le foto dell’ultima alluvione che si è abbattuta sulla Calabria. Devastazione, desolazione, rischio e paura. “Dove non c’è lo Stato non c’è democrazia” scriveva qualcuno e la fotografia che della Locride viene fatta dall’“Atlante dell’Infanzia (a rischio) Bambini senza. Coordinate e cause delle povertà minorili” presentato ieri a Roma, non è per nulla confortante.
Dei 132mila abitanti della Locride, scrive Save the Children, 23mila sono minori, con un’incidenza del 17,6%, un punto superiore alla media nazionale. Secondo quanto riscontrato dall’organizzazione internazionale, oltre la metà dei minori in questo territorio risiede in 13 comuni sciolti per mafia, mentre 4 comuni sono in dissesto e 3 in riequilibrio finanziario.
Parliamo dunque di amministrazioni bloccate prive di capacità tecnica e di risorse per contrastare la povertà educativa attraverso l’offerta di servizi e di opportunità: scuole spesso fatiscenti, non a norma, senza palestre e senza tempo pieno. Da una rilevazione sul campo risulta che solo 15 scuole dell’infanzia hanno un servizio mensa (ma non è chiaro se funzioni tutti i giorni). Si rileva anche l’assenza quasi totale di servizi socio educativi per i bambini da 0 a 3 anni, nonostante il tentativo di convogliare risorse del Piano Azione Coesione (Pac).
Risorse bloccate dal dicembre 2013, che i comuni non riescono a spendere – non potendo nemmeno anticipare poche migliaia di euro. Solo 5 comuni hanno un assistente sociale competente nell’area minori, tutti gli altri devono affidarsi al Distretto sanitario provinciale. Anche i centri di aggregazione giovanili sono merce rara. Nel comune più popoloso, Siderno, sciolto per mafia, ce n’è uno di proprietà comunale affidato ad una cooperativa.
Locri, oltre a un centro salesiano, conta solo quello dell’associazione Civitas Solis, aperto da anni in spazi totalmente insufficienti, nel 2014 l’associazione è stata sfrattata da Palazzo Nieddu, dove operava dal 2005, coinvolgendo migliaia di ragazze e ragazzi in molteplici attività educative, formative, di cittadinanza attiva. L’antico palazzo diventerà un museo archeologico, per l’associazione dei giovani invece non si è ancora trovata una soluzione alternativa appropriata, mentre il centro giovanile finanziato dal Ministero degli Interni al Comune di Locri per oltre un milione di euro è chiuso ed inagibile.
Malgrado drammatiche criticità si registra anche qualche eccellenza, come l’Istituto comprensivo di Roccella Jonica, che ha conseguito un’ottima valutazione nell’ambito del progetto “Vales” promosso da Invalsi-Miur, e dove li spazi di insegnamento sono stati ripensati con la costruzione di ambienti comuni tra le classi, luoghi e passaggi che favoriscono la socializzazione e la ri-motivazione di alunni e docenti. La scuola partecipa al progetto di valutazione e sviluppo “Vales” promosso da Invalsi-Miur e nel 2015 ha conseguito una valutazione eccellente, tra le migliori del paese. Oppure il prototipo di azioni educative contro la dispersione scolastica realizzato da alcune scuole di Siderno, giudicato da Indire tra le migliori buone prassi.
LOCRIDE: IL MISTERO DEI CENTRI GIOVANILI
La programmazione dei fondi europei 2007-2013 aveva destinato 538 milioni di euro alla Diffusione della Legalità (PON Sicurezza), una parte dei quali destinati alla realizzazione di centri giovanili e sportivi nei territori ad alta intensità mafiosa. Nel 2013, visti i ritardi, molte risorse sono state concentrate nel Piano Azione Giovani (PAG).
Sicurezza e Legalità, cui sono stati destinati 170 milioni di euro, 6,6 dei quali stanziati per il cosiddetto Progetto Locride, 19 progetti che a distanza di diversi anni risultano ancora “in corso”. Anche il progetto della Casa della Legalità di San Luca (650 mila euro, ma nel 2013 sono stati arrestati imprenditore e architetto) e quello per il Polo Sportivo di Monasterace (700 mila euro), approvati all’inizio del 2012, sono inattivi. Quanto al centro giovanile previsto a Locri Cura ut Valeas non si sa se aprirà mai: degli 800 mila euro stanziati al ribasso (su una previsione di 1,1 milioni), ne risultano spesi 600 mila. L’edificio è stato ridipinto di un blu sgargiante ed è già ammobiliato (stile call center) ma non ci sono più fondi per completare il giardino impermeabilizzare il tetto, rifare le porte d’accesso. Ne è nato un contenzioso tra comune e ditta. Un altro bell’esempio di “diffusione della legalità” per i giovani di Locri, tuttora privi di spazi di ricreazione e di incontro.
LE PANCHINE DI AFRICO…
La desolazione di una scuola di Africo, in parte transennata. Su questo edificio, che più che un luogo dedicato alla cultura sembra un condominio in abbandono, non manca però la bandiera europea, anche lei grigia e spenta. Il comune è stato sciolto nuovamente per mafia nel 2014.
Del resto Corrado Stajano nel 1979 scriveva: “Con il principio d’autorità, sono rimasti radicati ad Africo i principi dell’onore e del rispetto. Sono cambiati i giovani. Con le auto, le moto, le corriere, se ne vanno, appena possono, a Locri, a Siderno, al cinema, a ballare. In paese non c’è un cinema, non c’è un circolo, o un ritrovo, e i bar sono i luoghi del divertimento, mentre le panchine, nella piazza della chiesa, sono il luogo della socializzazione o della conta dei disoccupati”.
(a cura di Clara Varano)