• Caso Reggina: quando la vecchia società fece “giurisprudenza”, come cambiano gli scenari 8 anni dopo

    C’è stata una fase di storia della Reggina in cui il seguito della squadra amaranto era ai minimi storici.  Era la stagione 2014-2015, la prima di Serie C dopo diciannove anni tra Serie A e B. Un anno in cui persino il derby con il Messina faticava a portare più di 10.000 unità allo stadio. Né quello di campionato giocato al Granillo, né il play out. Per dare l’idea nella sfida di ritorno, decisiva per la salvezza, c’erano solo 500 tifosi  amaranto al San Filippo. Numeri decisamente bassi, benché si trattasse di una trasferta senza tifo organizzato per via delle limitazioni.

    Molti non ricorderanno le circostanze che portarono a quell’epilogo. Quello storico play out, deciso da Insigne all’andata e Balistreri poi, non si doveva giocare. La Reggina aveva chiuso la stagione da retrocessa per via dei tanti punti di penalizzazione che aveva preso in virtù della sua situazione economica ormai difficile.

    A campionato finito arrivò, invece, il ricorso che clamorosamente portò alla restituzione di alcuni punti che consentì alla squadra di Giacomo Tedesco di giocarsi un doppio derby storico. Il Messina era pronto ad andare a giocarsi i play out a Torre Annunziata e lo stesso Savoia stava preparando la sfida decisiva.

    La Reggina si allenava al Sant’Agata e c’era chi prendeva gli amaranto per pazzi. E alla fine il club di via delle Induestrie ebbe  ragione. La società amaranto dimostrò che le pendenze con alcuni tesserati (i cosiddetti incentivi all’esodo) non ancora saldate non erano equiparabili a emolumenti da corrispondere, come fossero stipendi, entro le scadenze federali. Un vuoto normativo che, di fatto, grazie al ricorso consentì di aggirare il problema, benché la situazione economica del club fosse particolarmente difficile.

    Un precedente che dimostra che, soprattutto nei gradi successivi al tribunale federale, ci sono diversi margini per appigliarsi a regolamenti che esulano dalle semplici norme federali, ancor di pià facendo leva su norme civili.

    Soprattutto in questo 2023 dove la situazione della Reggina è molto diversa da allora. La società è solida, si sta avvalendo di una legge dello Stato e senza ristrutturazione del debito in corso non avrebbe avuto alcun tipo di problema nel sostenere le spese previste dalle scadenze fededrali.