• Ragazzi violenti? Meglio il ragionamento che la notizia a effetto!

    bullismo.jpg
    di Pino Rotta* –
    Un ragazzo uccide a Roma un parroco con due coltellate, un altro in Finlandia ammazza a colpi di pistola 9 studenti e poi si uccide lui stesso.

    Stampa e televisioni danno subito addosso alle cattive letture ed alla “rete del diavolo” Internet.

    Notizione a effetto e sciacquasciuga della coscienza collettiva!

    Forse nelle redazioni ci dovrebbero essere più giornalisti e meno pubblicitari.

    Da trent’anni il modello sociale che viene veicolato dall’economia e dalla politica è quello dell’aggressività come mezzo per imporsi nel mercato, nella società e nelle relazioni tra stati e culture. Il mercato, la legittimazione culturale delle armi e della morte è ormai entrata nel nostra concezione della vita ad ogni livello.

    Intanto crisi economica e disoccupazione hanno tolto le basi alle capacità di espressione di solidarietà interne alle famiglie ed ai gruppi sociali. Gli effetti sono devastanti e sotto gli occhi di tutti. Naturalmente nulla è più frustrante della scoperta che con o senza una pistola o l’ultimo modello di iPod se sei nulla un nulla rimani! Le ideologie e lo spirito di emulazione alimentano la violenza ma non ne sono la causa immediata. Ma, benché gravissimo, questo è un dato minoritario rispetto al complesso di violenza, soprattutto ma non solo tra i giovani.

    I ragazzi non solo uccidono ma soprattutto si suicidano o tentano e ritentano il suicidio, il meccanismo è riconducibile alla stessa natura: il vuoto esistenziale.

    Le stragi di giovani del sabato sera sono riconducibili, secondo la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, alla tendenza più o meno consapevole al suicidio. In Italia un ragazzo su quattro e una ragazza su tre pensano al suicidio. Ogni 4 giovani con intenzioni suicidarie, uno ci prova a togliersi la vita; in maggioranza le donne. Ogni 4 giovani che hanno tentato il suicidio, uno ci riprova. Fra le modalità di suicidio, al 90 per cento l’avvelenamento da farmaci o da altre sostanze, poi il taglio delle vene, il gettarsi giù da un ponte o da una finestra, l’impiccagione e il soffocamento. I fattori di rischio alla base di un suicidio sono il un rapporto familiare traumatico o una separazione traumatica, la violenza fisica e l’abuso sessuali subiti dal soggetto, la depressione cronica di uno dei genitori e il consumo di alcol e di droghe”. (Fonte OMS e SINPIA).

    Sono 2.867 i casi di suicidio e 3.234 i tentativi di suicidio nell’anno 2007. Si tratta di 4,8 suicidi e 5,4 tentativi di suicidio ogni 100.000 abitanti. I dati forniti oggi dall’Istat si riferiscono ai suicidi e tentativi accertati per il periodo 2005-2007. Sono le regioni del Nord a far registrare i valori più elevati: in particolare, al Nord-est sono stati accertati 6,1 suicidi e 7,2 tentativi ogni 100.000 abitanti, mentre nell’Italia Meridionale i due quozienti sono pari, rispettivamente, a 2,9 e 3,4 per 100.000 abitanti.

    In Europa va ancora peggio. Ogni centomila giovani fra i 15 e i 24 anni, secondo l’OMS, 36,6 maschi si tolgono la vita in Finlandia e 8,4 femmine; in Austria 25,8 maschi e 3,8 femmine; in Francia 15,2 maschi e 4,6 femmine, in Islanda 14,2 maschi e 3,0 femmine; in Danimarca 13,4 maschi e 2,3 femmine; in Svezia 13,3 maschi e 5,2 femmine; in Germania 13,3 maschi e 3,9 femmine; nel Regno Unito 13,0 maschi e 2,2 femmine; nei Paesi Bassi 10,4 maschi e 2,4 femmine; in Spagna 7,3 maschi e 1,8 femmine; in Italia 7,1 maschi e 1,4 femmine; in Grecia 4,4 maschi e 0,8 femmine; in Portogallo 4,3 maschi e 3,0 femmine.

    Forse se si leggessero questi dati affiancandoli ai dati sul bullismo e sulle violenze sessuali, si scoprirebbe che dare la colpa alla televisione, ad internet o ai libri è il solito modo per creare paure da strumentalizzare senza affrontare il problema che chiama in causa responsabilità concrete dei governi, delle istituzioni a tutti i livelli, senza togliere nemmeno un grammo di responsabilità ai responsabili delle violenze che devono essere neutralizzati e puniti con la severità che meritano, forse andrebbero puniti anche coloro che consentono di avere in casa un’arma e magari giustificano l’omicidio per il furto di un pacco di patatine.

     

    * Pino Rotta, direttore di Helios Magazine

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.