• Se la Calabria spende quanto il Veneto, non vuol dire che siamo lì..

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    di Giusva Branca
    – In tanti si affannano ad argomentare di federalismo fiscale, in pochi

    conoscono alcuni dati adi quali muovere per comprendere, prima ancora che intervenire. 

    Le cifre offerte da “Il Sole 24 ore” sono impietose e squarciano più di un velo: il saldo tra introiti tributari e spesa pubblica è, per le Regioni del Sud, fortemente pendente verso il secondo dato, a dispetto dei territori settentrionali dove il dato è, ovviamente, rovesciato.

    Ma sarebbe fin troppo scontato individuare in queste cifre il dato da cui partire per l’analisi della problematica. Sarebbe scontato e, probabilmente, fuorviante, dal momento che uno Stato sociale nasce proprio con l’intento perequativo.

    Il dato che, invece, deve far riflettere è un altro: al di là del saldo tra dare e avere, la Calabria utilizza un flusso di spesa pubblica (circa 8000 euro procapite) di poco superiore a quello del Veneto e leggermente inferiore a quello della Lombardia!

    A scuola il professore di matematica e fisica, nel dimostrare i teoremi, giunto al momento di sottolineare qualcosa di evidente a tutti pronunciava la fatidica frase “non v’è chi non veda che…”; ora, qui non v’è chi non veda che più di qualcosa non funziona se la spesa pubblica tra Calabria e Veneto è simile ed i servizi sono così diversi.

    Ed il dato di analisi si sostanzia in due aspetti, che, però, gravano, sul piano della responsabilità, entrambi su di noi.

    Partiamo dal secondo, per ordine di importanza: il dato macroeconomico calabrese depresso passa necessariamente anche attraverso un’imprenditoria privata che produce poco, che sta sui mercati ancora meno e che preferisce dedicarsi più al commercio che alla produzione, finendo per impoverire ulteriormente il territorio.

    Il primo dato sta, naturalmente in ciò che – ahinoi – caratterizza più di ogni altra cosa la Calabria postbellica: gli sprechi, le ruberie, la spartizione di gran parte dei fondi senza che da questi derivi una contropartita socialmente utile in maniera adeguata alle somme.

    Non è una novità che i fondi pubblici, non appena imboccano la A3, si perdano in mille rivoli e, soprattutto, che di molti sparisca ogni traccia, anche sul piano fisico.

    Il dato di partenza, prima di sproloquiare sul federalismo fiscale, deve necessariamente muovere da qui; d’altra parte chi di noi continuerebbe ad aprire il portafogli al figlio che quotidianamente scialacqua i propri denari?

    Santo Versace chiede fondi straordinari per la Calabria ed individua un progetto preciso per farli fruttare.

    Si, ma la domanda che dobbiamo porci, purtroppo, non è quanti fondi o come scegliere di impiegarli.

    Entrambe le risposte potrebbero essere a portata di mano.

    La domanda delle domande è chi dovrà gestire questi, come tutti gli altri denari che, a vario titolo, ogni giorno piovono sulla Calabria, a partire dai Por europei 2007-2013.

    E su questo tema, se la storia ci ha insegnato qualcosa e se i dati pubblicati dal “Sole 24 ore” hanno un senso, c’è poco da stare allegri

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