di Elda Musmeci – Dedicata ai veri amanti della natura è la zona adiacente al letto dell’Amendolea, fra antichi borghi e un castello normanno, fra case di pietra ristrutturate, alberi da frutto e ulivi. Il paese di Amendolea non prende il nome dal suo omonimo e adiacente torrente, come da subito si potrebbe pensare, ma dal suo feudatario, la famiglia Amendolea appunto che prese possesso di queste terre nell’XI secolo. Qui i prodotti tradizionali rappresentano una vera ricchezza dal punto di vista culturale,in quanto sintesi di una tradizione secolare fra liquori di agrumi, olio, marmellate e pasta di mandorle. Ospiti immancabili di questi luoghi sono i numerosissimi escursionisti che fanno di questa zona una tappa fondamentale soprattutto per l’itinerario denominato “il sentiero dell’inglese”, percorso nel 1847 dal paesaggista/viaggiatore inglese Edward Lear e raccontato nel libro: “Diario di un viaggio a piedi in Calabria e nel Regno di Napoli”. Altro itinerario interessante è “nel nido delle aquile”,d’impatto naturalistico fa conoscere uno dei più suggestivi paesaggi dove scoprire e conoscere le tracce dell’ultimo baluardo della Grecità. Elementi caratteristici sono un vecchio frantoio, un mulino ad acqua trasformato ormai in alloggio ed una sala per l’estrazione dell’essenza di bergamotto . La forte influenza etnico – linguistica dei greci di Calabria è oggi visibile e riscontrabile soprattutto in alcuni piatti della tradizione gastronomica che l’area grecanica propone.
La scrupolosità con la quale vengono elaborati i piatti la contraddistinguono particolarmente. Specialità tipiche sono i maccheroni alla pecoraia , preparati con carne di capra in bianco cotta in un pentolone sulla brace e l’insalata di bergamotto condita con olio e aceto. Accanto al pane, compare un’altra forma minore che rientra nella grande famiglia delle focacce mediterranee e che avvicina la gastronomia calabrese alla Grecia: la “lestopitta”. Da acqua e farina impastate ma non lievitate si ricava un disco piatto e sottile che sarà successivamente fritto. Il vino locale si ottiene mescolando le uve dei principali vitigni quali zibibbo e muscareda. Rinomata è la produzione di ricotta e formaggi secondo i sistemi più antichi. Il Canestraio, per esempio, prodotto con ogni tipo di latte, dalla crosta a struttura compatta, di colore variabile dal giallo-bruno al grigio intenso. Ben visibili le striature derivanti dalle caratteristiche fasce di giunco intrecciato utilizzate nella lavorazione. Il gusto è delicato, più piccante a maturazione avanzata. Anche i dolci hanno origini molto lontane. Il “pezzo duro”, ossia il gelato, è prodotto in un modo tutto particolare. Questo infatti esige una lavorazione manuale, dove si amalgamano tutti gli ingredienti a fuoco lento con i gusti prevalenti di nocciola,cioccolato e crema. Tagliato successivamente in tranci viene lasciato riposare per qualche giorno. Infine dalla presenza di secolari uliveti e numerosissimi frantoi, antichi e moderni si ricava un olio molto pregiato, che è alla base dell’economia aspromontana.
La cucina tradizionale grecanica è spartana, “di montagna” ma non per questo priva di sapore e di gustose sorprese. Pur essendo un piccolo borgo la zona dell’Amendolea offre innumerevoli prospettive sia come opportunità per immergersi nella natura sia per la sua cultura enogastronomica
Elda Musmeci