Farsi un'idea sulle cose è esercizio sempre più complicato.
A maggior ragione se i dati a disposizione sono pochi e se il tutto è, in qualche modo, distorto dalla passione.
Più di tutto, però, conta il contesto di riferimento.
Parliamo di Reggina.
Il popolo amaranto, rispetto all'indagine di Borrelli, ha dapprima – forse un pò infantilmente- ostentato sicurezza e scarsa considerazione per gli eventi che andavano maturando, mentre ora il fastidio rischia di trasformarsi in paura.
I tre quotidiani sportivi non perdono occasione per sottolineare quanto a rischio sia la
posizione della società amaranto, sembra quasi un perfido gioco delle parti.
E' evidente che, come il futuro è sulle ginocchia di Giove, la sorte di questa indagine
appartiene solo alla sfera volitiva di Borrelli e Palazzi (procuratore federale) prima e
dei giudici poi.
E però qualche valutazione va fatta, ma sempre all'interno di un contesto che non può
essere dimenticato.
Il contesto, la cornice ci dice di un mondo in mano a gruppi di potere non essenzialmente
calcistici, dove il calcio e la politica, la finanza ed il malaffare si mescolavano in un
cocktail perfetto che non consentiva più di distinguere i singoli ingredienti.
E tutto ciò era nelle mani di pochissimi burattinai.
La domanda, però, va posta prima di mettere mano al codice delle norme: in questo contesto
– e sottolineo in questo contesto- il tentativo di questo o quel burattino (leggasi tutte le
società minori) di prendere qualche schiaffo in meno da parte del burattinaio, magari
provando ad ingraziarselo, è illegittimo?
O non integra, forse, quello stato di necessità che anche il codice penale indica come
causa esimente dal reato?
A memoria d'uomo non ricordo sistematici errori arbitrali a favore della Reggina, mentre,
invece, ricordo perfettamente, sistematici errori arbitrali contro la Reggina.
Dunque, una o più telefonate a cosa potevano essere funzionali?
O, forse, erano preventive per evitare danni?
O, meglio ancora, successive a danni di proporzioni gigantesche già patiti?
Quale tifoseria non ha mai chiesto a gran voce al proprio presidente di 'farsi sentire',
di 'battere i pugni sul tavolo del palazzo', rispetto alle ingiustizie ed ai torti
subiti?
Lillo Foti, a Reggio, è sempre passato per colui il quale china la testa, prono rispetto
ai disegni che provenivano dalle stanze dei bottoni.
Bene, ora abbiamo scoperto che, invece, la Reggina si difendeva, per come poteva,
direttamente e non, come fanno altre società, dando mandato a questo o quel giornale
importante, a questo o quell'opinionista di gran moda.
Certo, in altro contesto, in una cornice di lealtà e sportività, quelle telefonate tra
Foti e Bergamo andrebbero stigmatizzate, punite, semplicemente perchè non ci sarebbero
motivi a giustificarle che non fossero illecite pressioni.
Ma la domanda delle domande è la seguente: è giusto, opportuno, processare il sistema al quale tutti aderivano o tentavano di farlo attraverso tre o quattro singoli che il caso ha voluto impigliati nello strascico, più o meno casuale della rete gettata all'improvviso?
Per carità, può anche darsi che la risposta sia "si" e che proprio questo meccanismo di casuale "esemplarità" , estesa anche ad altre realtà extracalcistiche consenta ai vari sistemi di rifarsi una verginità e, d'altra parte, è fin troppo facile che il ladro beccato dalla polizia si difenda dicendo "e perchè a me si ad agli altri no?".
Ma la valutazione etica e morale, quella è e deve essere un'altra cosa. Troppe volte in Italia il confine tra la stima e la disistima, a parità di conoscenza di fatti e comportamenti, passa da un'intercettazione effettuata o non effettuata, in ossequio al principio, tutto italico, che una cosa se non è giuridicamente provata non esiste, pur se di tutta evidenza pubblica.
Di converso, però, la giustizia dei tribunali – sportivi e non- è e deve rimanere cosa diversa.
Ma il timore di giustizia sommaria e fintamente esemplare a danno di pesci piccoli cresce
giorno dopo giorno. Tra il bianco ed il nero ci sono mille e mille sfumature di grigio che vanno analizzate una per una, con mille 'distinguo', ma è ben chiaro che non ci sarà nè il tempo e nè la voglia per farlo. Tira aria di giustizialismo.
E, da che mondo è mondo, non è mai stata una bella aria