Ogni comunità, nel suo percorso storico – in qualche caso millenario- convive con dei riferimenti la cui genesi attinge sempre ad un fatto, ma gli effetti dei quali, nel tempo, travalicano i confini -angusti perchè originati da varie vicende umane- del fatto medesimo per aggredire subito e direttamente la sfera dell'intimo, dell'anima, del modo di essere, prima ancora che di "sentire" di un popolo.
"Sentire" la città, la "regginità", "sentire" la comunità e "sentire" di fare parte di essa, di un qualcosa di trascendente che, certamente, nasce dal contributo di ogni singolo individuo, ma in fretta lo abbandona per acquisire titolo di valore a sè stante.
Quasi 5 anni fa, di questi tempi, Italo Falcomatà rendeva noto alla città il calvario che stava vivendo, ma lo faceva con la testa alta di chi vive la fase più difficile della sua vita col fardello della pochezza fisica dell'uomo, ma sorretto dalla forza infinita della grandezza spirituale dell'uomo medesimo.
Il concetto, il pensiero che va oltre l'uomo stesso.
Ed allora quel messaggio, che a noi piace ricordare qui, ci parla di Reggio, di una comunità, di un "sentire", appunto al quale Italo Falcomatà teneva in modo sfrenato; e ci parla anche di fiducia, di voglia di lottare.
Insegnamenti dei quali la lettera pubblica che Italo rese nota alla città all'inizio di quella
estate del 2001 era intrisa; valori che vanno assai al di là della carica, della fascia tricolore, al di là della politica.
E strill.it, oggi, vuole contribuire a non dimenticare
"Reggini,
il prof. Francesco Nobile, primario della divisione di ematologia dei nostri OO.RR. mi ha
"reso edotto" del mio stato di salute secondo i risultati delle indagini di laboratorio.
Leucemia. Ringrazio lui, il suo collega, prof. Pasquale Iacopino ed i suoi collaboratori, senza distinzione di funzione. Sono dei veri "compagni al duol" e, in quanto tali, ti rendono meno inquieta la fase senza tempo delle analisi.
Dentro di me confliggono, oggi, due stati d'animo. Da una parte, quello della "preparazione" ad uscire dalla mia vita, da quella della mia famiglia e delle mia città.
Dall'altra, quello della "reazione" cui mi sollecita il prof. Nobile, secondo il quale la leucemia si contrasta e, nella maggior parte dei casi, la si sconfigge.
Oggi è venuta a salutarmi, in braccio a suo padre, una bimbetta di circa tre anni.
Lasciava il reparto definitivamente. Ha lottato pure lei ed io la guardavo "con gli occhi incerti tra il sorriso ed il pianto", come dice il poeta.
Gli ematologi fanno affidamento sul mio carattere e mi chiedono di assecondarli negli sforzi che faranno, di fare emergere, cioè, anche in questi casi, quel temperamento evidenziato in altri momenti di difficoltà e di lotta.
La leucemia non è trionfante, ma lo diventa se, ai primi colpi, che sono poi i più duri, uno si lascia andare.
Io non mi piegherò, ma tu, Dio mio, dammi il coraggio di affrontare la sera con tutti i suoi…"mi ritorni in mente, bella come sei, bella come mai…"
{moscomment}
Con oggi si aprono le ostilità e la tua bravura consiste solo nel sapere "stare" sul terreno del tuo avversario.
A noi, dunque e "fia il combatter corto".
Io vi terrò personalmente informati sull'evolversi delle mie condizioni di salute e, ogni volta, intendete ciò come un pensiero d'amore per tutti voi e per la mia città, cui vogliamo preparare un futuro ricco di primati da tutti riconosciuti"
Italo Falcomatà