“Altro che cura antidepressiva, è solo la scusa per mangiarla!”. Cioccolata sotto inchiesta. Alcuni ricercatori australiani, coordinati dallo studioso Gordon Parker, hanno analizzato a fondo le componenti del “cibo degli dei” e dimostrato, a parer loro, che le dicerie sul fatto che le componenti del cioccolato siano un toccasana per l’umore
sono soltanto fandonie. Secondo gli analisti oceanici si tratta di miti e leggende che autorizzano i golosi a strafare. Gli esiti della relazione di Parker dimostrerebbero, in effetti, che i componenti presenti nel cioccolato, cui la storia ha attribuito proprietà psicoterapeutiche, sono presenti in percentuale talmente bassa da non poter essere sufficienti a giustificare un utilizzo “terapeutico”. La commistione di serotonina, theobromina, feniletilamina, caffeina e magnesio, in altre parole “il cocktail del buonumore”, lo si può trovare in misura maggiore, e dunque più efficace, in altri cibi sebbene meno allettanti delle classiche barrette. A queste osservazioni c’è da aggiungere, poi, che in genere i consumatori che vogliono “consolarsi”, prediligono di norma gli cioccolatini al latte, ancora più carenti di queste componenti perché arricchiti da grassi, latte e derivati. “Ogni effetto sull'umore della cioccolata è effimero quanto la permanenza della cioccolata in bocca”, ha decretato Gordon Parker, aggiungendo “è più facile che l’abuso di questa, contribuisca ad aggravare l’umore piuttosto che alleviarlo”. In questo senso Parker valuta il contrappeso del consumo. Finita l’estasi del gusto subentra il rimorso per le calorie, per la linea e per essersi lasciati andare a cotanta debolezza! Insomma niente più scuse per i golosi: “il solo effetto positivo del cioccolato – sentenziano da Sidney – e' il piacere di mangiarlo”.
mlc