Erano trascorsi appena 34 minuti dal giuramento nella qualità di Ministro dei Trasporti ed il Rettore (in uscita) dell'Ateneo reggino, Alessandro Bianchi, già si guadagnava la ribalta con una dichiarazione che di equilibrismo politico sa ben poco; "si tratta" -ha affermato Bianchi-"dell'opera più inutile e dannosa che sia stata progettata in Italia negli ultimi cento anni".
In maniera ancora meno equivoca, alla domanda se il ponte si farà, ha risposto "Assolutamente no!"
Ma, in realtà, l'uscita di Bianchi ha anche trovato un freno nella risposta del Ministro alle Infrastrutture, Antonio Di Pietro che ha sibilato: "Decideremo collegialmente".
Eh si, perchè il frazionamento di dicasteri, compiuto da Prodi per incastrare tutte le tessere di un mosaico complicatissimo, di fatto ha creato anche zone di incerta appartenenza sul piano della competenza ed il ponte ne è proprio la dimostrazione più evidente: appartiene alla valutazione del Ministro dei Trasporti o di quello delle Infrastrutture?
In realtà pare assai difficile ritenere che una decisione così importante possa passare sopra le teste dei vertici del Governo e della coalizione, la qual cosa fa ritenere ancor più sorprendente l'uscita di Bianchi, anche se chi lo conosce bene sa che difficilmente il docente di urbanistica parla a sproposito.
Intanto il ministro uscente Pietro Lunardi che, lui si, è stato per anni titolare del dicastero unificato di tresporti ed infrastrutture, ha dichiarato che "senza l'alta velocità in Piemonte e il Ponte sullo Stretto, questo paese tornerà alle caverne…".
Intanto, a proposito delle penali da pagare in caso di recesso da parte del Governo rispetto alla volontà di realizzare l'opera va chiarito che, fino all'approvazione definitiva del progetto definitivo da parte del Cipe, nessuna penale è dovuta, essendo il Governo obbligato a rimborsare al general contractor solo le spese già sostenute e che al momento, superano di poco i 100 milioni di euro