“A New York morire assassinati è sempre più raro”. Titola così il New York Times che, analizzando gli ultimi dati ufficiali della polizia, sottolinea un netto cambiamento di tendenza rispetto al passato. Nel 2005 gli omicidi sono stati 519, il numero più basso degli ultimi quattro decenni.
Oltre il 70% di questi casi è stato risolto e, dall’analisi di questi, è emerso uno scenario piuttosto omogeneo: quasi tutte le vittime avevano a che fare o comunque conoscevano il loro assassino. Il posto più pericoloso, che ha registrato nell’arco di un anno circa 90 omicidi, è Brooklyn, per la precisione, il Distretto 75.
Il giorno più mortale è il sabato. L'ora più pericolosa è tra l'una e le due di notte. I bianchi e gli asiatici sono le vittime più rare. E, ancora, l’arma preferita dagli uomini resta sempre la pistola mentre le donne sembra che prediligano i coltelli. Oltre il 90 per cento degli assassini ha precedenti criminali ed il 50 per cento delle vittime la fedina sporca.
La vittima più anziana, uccisa durante una rapina, aveva 91 anni. 88 è l’età, invece, del killer più attempato, che ha assassinato la moglie. Appena 9 gli anni dell’omicida più giovane che ha ferito mortalmente con un coltello una coetanea. Sempre alta la percentuale di omicidi in famiglia e di infanticidi. 53 i bambini da 0 a 9 anni , uccisi quasi tutti dai genitori. “L’età più sicura a New York – ha affermato un esperto nell’analizzare i dati – sono i dieci anni: si è troppo anziani per essere vittime di abusi infantili ma non grandi abbastanza da confrontarsi con i pericoli della strada”.
Dati da brivido ma comunque in netta diminuzione rispetto al passato. Pare soprattutto che stia tramontando l’ipotesi del serial killer. Quello che all’apparenza colpisce senza movente solo per il gusto di farlo. Fortunatamente sembra che questa sia una categoria destinata a rimanere nelle pagine di Connelly o in quelle degli altri professionisti del Thriller e niente di più
“La gente sarà stupita di sapere quanto sia sicuro vivere oggi a New York – ha affermato il sociologo Andrew Karmen -. Vittime e assassini vengono quasi sempre dallo stesso tessuto sociale”.
mlc