Servizio sanitario nazionale arrivano gli immigrati di rinforzo. Nel giro di soli tre anni si è registrato un vero e proprio boom con una crescita di quasi il 160%. Erano 2.612 nel 2002 sono diventati 6.730 nel 2005. gli ultimi dati contano che tra strutture pubbliche e private ci siano ben 20mila infermieri stranieri. Solo nel 2004, nel privato sono state registrate 13 mila assunzioni fra infermieri ed altri operatori sanitari extracomunitari e per il 2005 il fabbisogno stimato è di 30 mila unità.
A dirlo è l’ultimo rapporto Caritas/Migrantes. Sette su dieci provengono da un paese europeo (Romania, Polonia,Bulgaria). Aumentati gli arrivi dai paesi asiatici (dal 4% al 12,2%) mentre sono calati quelli dai paesi africani. 838 provengono invece dall'America Latina (12,5% del totale), 24 dall’Oceania. Le maggiori richieste arrivano dagli istituti e dalle cliniche private. 1.100 euro lo stipendio medio al primo impiego che con le indennità di turno e di reparto può aumentare di poche centinaia di euro al mese. Dal punto di vita economico e normativo il trattamento è diverso da quello degli italiani, a differenza delle assunzioni in ospedale. Chi lavora in una cooperativa riceve tra il 20% (al Nord) e il 42% in meno rispetto a chi lavora presso le strutture pubbliche (Ires-Cgil, 2006). Si stima che per il settore infermieristico il giro d'affari delle agenzie interinali si aggiri sui 300 milioni di euro l'anno, calcolato su un fabbisogno di 40 mila addetti. In Italia ci sono 5,4 infermieri ogni mille abitanti contro una media auspicata Ocse di 6,9; la Francia è a 7,3, la Germania a 9,7, l'Irlanda a 14,8. Le situazioni più critiche si registrano in Lombardia (-12 mila) e in Campania (-10 mila). Altre regioni bisognose di infermieri sono la Sicilia (-7.700), il Piemonte (-7.500), la Calabria (- 5mila) e il Lazio (-4,6mila). “L'apporto degli infermieri stranieri mostra che l'immigrazione, anche se spesso inquadrata sotto un’ottica negativa, è un utile strumento di risposta ai bisogni della società italiana”.