Con grande delusione, e per la seconda volta nell’ambito della mia esperienza di amministratore, ho il rammarico di assistere alla chiusura di una scuola pubblica in questo comune, per di più nella frazione Bagni dove sorgono le “Terme di Antonimina-Locri”.
La decisione assunta dal Provveditorato agli Studi e dall’Ufficio Scolastico Regionale di chiudere la scuola dell’infanzia di Bagni, desta sconcerto e profonda preoccupazione. Essa è da considerare una scelta grave per tutto il territorio, penalizzante in particolare per il centro termale che si propone nell’ambito dell’intero comprensorio come volano di sviluppo economico.
Come amministratore mi viene da pensare se è possibile decidere facendo riferimento a pure logiche di carattere economico senza tener conto delle esigenze del territorio, del futuro dei nostri figli.
Allora mi chiedo… il “diritto allo studio”… deve essere garantito a tutti? O solo a pochi ?
Secondo dati ISTAT in Calabria, su circa 118.407 bambini da 0 a 5 anni, 54.772, non frequentano la scuola materna. Non possiamo permetterci che oltre ai problemi già gravi che condizionano lo sviluppo economico della nostra regione, si proceda anche al taglio drastico della spesa pubblica soprattutto nelle strutture scolastiche, condizionando in modo determinante il riscatto sociale ed economico di questa Regione.
Le scuole tutte, dalla materna alle Superiori devono essere potenziate, rese accessibili a tutti perchè possano formare le generazioni future, perchè attraverso la formazione possiamo sperare in generazioni più consapevoli.
Non è quindi accettabile che i bambini di questo ridente centro termale, a causa della soppressione della scuola materna, debbano spostarsi ogni giorno di circa 30 km per poter raggiungere altra sede scolastica, considerato anche che non tutti i genitori, anche per problemi connessi alla loro attività lavorativa, non hanno la possibilità di accompagnarli col proprio mezzo. Non è certo una questione di numeri secondo me, perché quando anche a un solo bambino non si dà la possibilità di frequentare la scuola e quindi si nega il diritto allo studio, non ci sono nè decreti nè tagli che tengano.
La distruzione delle politiche in favore dell’infanzia aggrava ancora più il problemma dell’abbandono scolastico, creando una buona parte di cittadini senza titolo di studio, esclusi, quindi, dalla possibilità di competere nel mondo lavorativo. Né è possibile rimanere fermi innanzi al maldestro tentativo di smantellare la scuola pubblica dell’obbligo.
Si sollecitano, quindi, tutte le Istituzioni affinchè provvedano a revocare il provvedimento che tanto danno può arrecare alla nostra collettività.
Giuseppe Pietroburgo