“La diga non è soltanto inutile e pericolosa, devastante per l’ambiente, ma anche illegale (…). Quando infatti fu approvato il progetto, nel 1979, l’ area era vincolata (e lo è tuttora) dalla legge istitutiva del parco nazionale della Calabria (l’unico nel meridione) approvata il 2 aprile del 1968, che esclude espressamente che all’interno del parco si possano realizzare manufatti in cemento armato (…), strade (…) o si possano modificare i regimi idrici. Né vale a sanare l’illegalità (e quantomeno l’illegittimità) dell’ operazione il fatto che, a posteriori rispetto alla progettazione, al finanziamento, della gara d’ appalto, e comunque solo prima della consegna del cantiere dell’opera (avvenuta l’ 11 marzo 1985), sia stato approvato di soppiatto in Parlamento un emendamento ad un decreto legge per la Calabria, presentato il 12 dicembre 1984 per coprire gli stipendi dei forestali: lapidariamente, l’art. 3, non senza una certa kafkiana ironia, spiega che “in deroga ai divieti previsti dalla legge 2/4/1968… è consentita la realizzazione delle opere concernenti l’acquedotto intersettoriale del Menta”.
Da “Aspromonte, Diga sul Menta – I miliardi sull’acqua” del prof. Domenico Labate, Direttore Responsabile della Rivista edita dal Dipartimento di Scienza Naturali e Ambientali della Facoltà di Architettura dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, recentemente intervistato sulla questione della Diga da Rai Uno.
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