• Reggio Calabria – Al “Cilea” tutti in piedi per il grande Gennaro Calabrese

    di Grazia Candido – E’ un’intensa dichiarazione d’amore alla sua terra alla quale gli fa eco un sentito ringraziamento a coloro che non sono scappati ma hanno volutamente scelto di restare e lottare per lei.

    Il pubblico si alza in piedi a conclusione di un monologo profondo, coinvolgente e che tocca le corde dei cuori più duri, a rendere ancora più suggestivo lo show “Tutto il mondo è Calabrese”, andato in scena ieri sera in un gremito teatro “Francesco Cilea” dove, il supereroe Gennaro insieme alla sua bella musa, Marinella Rodà, ha colpito e stregato la sua città spronando tutti a combattere per cambiare ciò che non va e proteggere quello che ci viene continuamente rubato.

    “Non sono bastati i giovani che sono andati via per un futuro migliore, non bastano i professionisti, i lavoratori, i padri di famiglia, i manovali, artisti costretti ad andare altrove a trovare lavoro, come se non bastassero i malati della mia terra che per curarsi devono andare al Nord salvo poi, incontrare in ospedale un medico che dice: “Cumpari chi fai cà, su pure ieu i Riggiu” – dice Gennaro guardano la sua gente -. Terra dimenticata da tutti, da chi ci governa e da noi Calabresi che, a volte, dimentichiamo che questa è la nostra terra, mica è la terra degli altri. Ma noi non pensiamo che questa sia la terra degli altri perché se lo pensassimo, la tratteremmo bene. Io voglio fare come si fa veramente con i fratelli, non come si fa con una mamma perché la mamma la ami ma a volte, la tratti male, quando non c’è ti manca e quando c’è, la dai per scontata. Io voglio essere come i miei fratelli, i Bronzi A e B che sono rimasti qua a lottare, orgogliosi e non con le parole, non con le polemiche, non con il vittimismo ma, con la più grande forma di insegnamento che esiste: l’esempio. Hanno dato a tutti e danno a tutti i Calabresi ogni giorno, esempi di bellezza, di fierezza ma, soprattutto, esempi di civiltà”.
    Parole forti che sono un vero pugno allo stomaco per chi come Gennaro Calabrese ha preso tante volte quella valigia per andare via dalla sua città e poter lavorare ma che, poi, ha scelto di tornare a casa e combattere da qui la battaglia più dura, su quel palco dove è riuscito a riempirlo di emozioni, gesti, riflessioni, ricordi e tantissime imitazioni. Rigorosamente vestito total black con scarpe gialle che richiamano la scenografia tutta  colore ocra, Gennaro inizia il suo viaggio proprio da Reggio Calabria, da quella stazione dove hanno preso forma i suoi sogni.
    Sulle note di “E cantava le canzoni” di Rino Gaetano, la maestosa Marinella Rodà dà il via a quell’intenso giro per il mondo incastonando tra uno sketch e l’altro del vulcanico showman, perle della musica popolare-nazionale  come “Io non mi sento italiano” (Gaber), “Terra” (Nuova  Compagna di Canto popolare), “Se telefonando” (Maurizio Costanzo), “Vengo dopo il Tg” (Renzo Arbore) e “Reggio Calabria” (Domenico Modugno).

    La nota cantante folk ha il merito di aver unito suoni e testi di poesie contemporanee che trovano le modulazioni vocali giuste per affondare nel passato e scoprire agganci nel presente dove tutto si vende e ciò che appare, sembra senza altra possibilità.
    Tantissimi personaggi (politici, cantanti, attori, presentatori, sportivi, anche i protagonisti di alcuni noti cartoni animati come Lupin) salgono su quel vagone dove i ricordi, le paure, le gioie, i dolori fanno da padrone ma su tutto, c’è la consapevolezza dell’artista che, pur essendo stato fuori, non si è mai sentito solo e non perché come si dice, “tutto il mondo è Paese ma perché, tutto il mondo è Calabrese”.

    Dalla sua “creatura teatrale”, ne deriva un profondo senso di umanità ma anche, una commozione rabbiosa che piace al pubblico che non riesce a trattenere risate e continui applausi per quell’attore che tutte le volte, si dona incondizionatamente, facendo vedere le sue dolci fragilità e una forza costruita nel tempo, per poter proteggere e coccolare la sua terra, la sua famiglia, i suoi amici, la sua gente. E la testimonianza è proprio quel monologo teatrale potente, pieno di speranza che catapulta in quel viaggio per il mondo, tutti gli spettatori pronti a raggiungere una felicità durevole, autentica e vivere dove sono nati.
    Vestito da terzo Bronzo, il Bronzo C, Gennaro arriva all’ultima fermata del suo viaggio marcato da toni alti, a tratti sapienziali e da quell’amore che vive ancora inesorabilmente, l’emozione di chi ha scelto di restare per sempre.
    Un’emozione condivisa da un Paese intero, da una Regione del Sud come la Calabria che non ti fa mai sentire solo e ti fa sapere attraverso la sua gente, il suo mare, le sue piante, la sua calorosa terra che c’è sempre qualcosa di tuo e che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti.