La nota della Fondazione Mediterranea:
Quello del porto di Reggio, comunque destinato alla subalternità rispetto allo storico e naturale dirimpettaio, il falcato zancleo, è un caso forse unico nella storia della moderna portualità: sottoutilizzato fino all’inedia in uno stretto di mare che dovrebbe fornirgli un’inesauribile rendita di posizione. Questo trend, fatto di miopi politiche di sviluppo e di grossolani errori gestionali, con l’avvento dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto sembra essersi interrotto. Osteggiata inizialmente dalla politica, che la vedeva come una perdita di potere, con unica voce a favore quella della Fondazione Mediterranea, la nuova Autorità sta facendo quello che si sarebbe dovuto da tempo fare: sviluppo delle potenzialità di approdo per le navi da crociera di medie dimensioni; creazione di una molto remunerativa base di appoggio per le barche da diporto di grandi dimensioni; realizzazione ex novo a nord, nella zona extraportuale antistante l’attuale circolo nautico, di un porto turistico per il diporto di piccolo e medio cabotaggio; spostamento extraportuale, a nord della Capitaneria, degli approdi della Caronte; eventuale collegamento della stazione ferroviaria di Santa Caterina con il terminal degli aliscafi; rimozione dei silos della Cementir; riqualificazione dell’ex Onda Marina; apertura del porto alle compagnie marittime e ai loro business. Resta una perplessità, anzi due: l’inibizione dell’avvicinamento alla banchina dei non addetti ai lavori, che di fatto ne impedisce l’uso ai reggini per le attività ludiche e di fitness; la prevista demolizione dei vecchi attracchi dei traghetti.