Si alzano presto ogni mattina, molti di loro si recano in provincia con la propria auto per i controlli in settori particolarmente delicati come quelli dell’agricoltura e dell’edilizia, subendo spesso intimidazioni, minacce e qualche volta vere e proprie aggressioni come spesso si legge nelle cronache locali e nazionali. Si tratta degli ispettori del Lavoro, cioè quei lavoratori, tra l’altro, coinvolti proficuamente nell’ambito delle Ordinanze Focus ‘ndrangheta e nelle attività di contrasto al caporalato organizzate dalla Prefettura. Lavoratori che hanno il compito, quindi, di tutelare tutti gli altri lavoratori ed a vigilare affinché le aziende non violino i contratti e le leggi. Persone che quotidianamente entrano in esercizi commerciali ed aziende in buona parte gestite direttamente o indirettamente dalla criminalità organizzata e verbalizzano sanzioni amministrative e notizie di reato “pesanti” che riguardano, tra l’altro, in specifici ambiti, anche la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. A fronte di un impegno quotidiano davvero rischioso, anche per l’incolumità personale, lo Stato (Ministero dell’Economia e delle Finanze) chiede agli ispettori ed a tutto il personale dei vari Itl (Ispettorato territoriale del lavoro) italiani, la restituzione del Fua (Fondo unico di amministrazione), un premio di produttività per l’impegno di chi fa rientrare nelle casse dello Stato tanti soldi e nello stesso tempo rappresenta uno dei pochi baluardi contro lo sfruttamento e l’illegalità nel mondo del lavoro. In pratica il MEF reclama circa 7 milioni di euro dai dipendenti dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, una cifra che è pari quasi al 40% degli interi importi già erogati per un intervento di correzione che, al di là dei motivi formali giustificativi di una tale operazione, segna politicamente una specifica concezione che si ha dei dipendenti pubblici e dei loro diritti.
Ecco perché stamattina oltre un centinaio di ispettori e dipendenti dell’Ispettorato territoriale di Reggio Calabria si sono ritrovati a Piazza Italia per protestare non solo sulla soppressione del Fua, ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma in generale su una sorta di smantellamento di una struttura che, invece, dovrebbe essere salvaguardata ed implementata in tutte le sue articolazioni. Per questo motivo una delegazione composta da Patrizia Foti, segretaria provinciale Uil PA, Vincenzo Musolino della Cisl, Giulio De Lorenzo dell’USB, Domenica Tropea della Uil, Pasquale Meduri della FLP, assieme alle RSU Antonino Ughettini, Rosalba Larosa e Francesco Germanò, hanno incontrato questa mattina in Prefettura la dottoressa Eugenia Salvo, prefetto vicario, per consegnarle un documento unitario da inviare ai rappresentanti del Governo. Un “cahier de doleance” che mette in luce ciò che l’Ispettorato nazionale del Lavoro non ha ancora fatto, nonostante si tratti di azioni indispensabili, fondamentali per una riorganizzazione seria: garantire una formazione permanente completa, approfondita e aggiornata a tutto il personale e in particolare in materia processuale al personale che svolge attività di rappresentanza in giudizio; implementare l’informatizzazione delle procedure e programma di gestione agenda legale; implementare gli strumenti informatici di cui poter disporre anche in udienza; estendere al personale che svolge rappresentanza in giudizio la flessibilità di orario concessa a tutti i professionisti dipendenti; prevedere una forma di assicurazione r.c. per colpa lieve nell’esercizio dell’attività; consentire l’iscrizione all’albo speciale del personale dell’ufficio legale abilitato all’esercizio della professione forense; attivare il fondino speciale delle spese di lite previsto dall’art. 9 e regolarne la distribuzione con riconoscimento degli arretrati dal 1 gennaio 2017; valorizzare i ruoli professionali dei lavoratori e avviare le progressioni economiche e giuridiche; prevedere riconoscimenti dignitosi e proporzionati all’attività svolta. Infine, ma non in quanto ultimo, va ricordato, tutelato, implementato, formato, riconosciuto, potenziato, responsabilizzato, il ruolo primario degli impiegati amministrativi, dei tanti e bravi colleghi che attraverso un lavoro spesso sottovalutato e privo di riconoscibilità esterna, rende possibile l’articolazione funzionale dell’intero Ufficio, consente allo stesso di operare in sicurezza attraverso, appunto, il sostegno fornito dal personale dei singoli uffici operativi. A questo personale va finalmente riconosciuto il diritto ad una formazione permanente che oggi risulta indispensabile al fine di supportare con competenza i sempre più complessi compiti che coinvolgono gli ispettori del lavoro e l’ufficio legale. Ed invece, anche in tale contesto, disorganizzazione si aggiunge a confusione e l’apporto indispensabile fornito dagli impiegati amministrativi rischia di essere sottovalutato, misconosciuto, annichilito ed oggi ulteriormente svilito – anche in ordine alle impossibili procedure di progressioni economiche – dal blocco del Fua 2015 e 2016.
