di Federico Curatola(*) – Letto attentamente l’articolo del dottor Enzo Vitale, relativo alla Centrale a Carbone, secondo lui “occasione persa”, ho ritenuto di intervenire per ribadire che secondo me e le centinaia di persone che in questi giorni si sono mobilitate e stanno firmando per il “NO al Carbone ed il SI ad un programma alternativo di sviluppo”, si tratta invece di uno “scampato pericolo” che avrebbe rappresentato l’ennesima e stavolta definitiva “mazzata” per il territorio non solo dell’Area Grecanica, ma di tutto il comprensorio, Area dello Stretto inclusa.
Mi permetto di osservare che il “prezzo” che il territorio avrebbe pagato, non è, come viene affermato, relativamente limitato, se si considera che aria, terra e mare risulterebbero seriamente compromessi dalle emissioni, per non parlare delle ricadute sulla salute dei residenti.
E mentre questi che sono degli effetti riscontrabili in itinere ed ex post in questo momento non possono essere dimostrati, c’è una certezza, questa si ex ante, e cioè che il cosiddetto “carbone pulito” non esiste e su questo il professor Rubbia, se in Italia il parere di un premio Nobel conta qualcosa, è stato chiarissimo.
Perciò nel dubbio, meglio rifiutare proposte di questo genere.
Certo dottor Vitale, il problema della disoccupazione è grave e sentito, soprattutto nella nostra misera area del melitese, ma credo che nessuno può barattare qualche posto di lavoro con la propria salute e quella dei propri figli. Le ricadute occupazionali previste dalla società proponente non sono veritiere perché si ipotizza un indotto, diretto ed indiretto, che mai, nella storia delle centrali termoelettriche è stato registrato. E’ risibile l’ipotesi che incrementerà il turismo e con esso la ricchezza indotta. Caso mai si deprezzerà il patrimonio edilizio e cadrà verticalmente la qualità ambientale che risulta già fortemente deficitaria.
Gli investimenti? E’ vero, la SEI dice che investirà 1 miliardo di Euro circa. Andiamo a vedere come verrebbero spesi e capiremo le ricadute economiche sul territorio. (tabelle presentate da SEI in Conferenza dei Servizi al Ministero)
Investimento complessivo ± 1 Mld di € così distribuiti:
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>± 650 Milioni di € (65%) per Forniture Elettromeccaniche (si riforniranno a Saline? A Melito? A Reggio?)
<!–[if !supportLists]–>· ± 160 Milioni di € (16%) per Montaggi Elettromeccanici (si serviranno delle nostre ditte o di ditte specializzate?)<!–[endif]–>
<!–[if !supportLists]–>· ± 20 Milioni di € (2%) per Ingegneria e Supervisione (quindi i loro tecnici)<!–[endif]–>
restano
<!–[if !supportLists]–>· ± 170 Milioni di € (17%) per Lavori Civili (quali la costruzione di capannoni, ciminiere, strade interne e pontili).<!–[endif]–>
Questi numeri, forniti da SEI, lasciano ben capire come l’investimento sarebbe di 1 miliardo, ma sul territorio resterebbero solo le polveri sottili, quelle stesse che hanno costretto i sindaci dei Comuni intorno alla Centrale a Carbone di Brindisi Sud ad emanare un’ordinanza, lo scorso anno, per la distruzione totale dei raccolti agricoli in un raggio di circa 30 km.
Bene hanno fatto dunque la Regione Calabria, la Provincia ed i sindaci ad opporsi alla realizzazione di questa Centrale e non è stata un’opposizione pregiudiziale, è una scelta, fatta durante la scorsa legislatura, in cui la Giunta di centro-destra, guidata da Chiaravalloti, ha approvato il PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) che fa “divieto assoluto su tutto il territorio regionale dell’utilizzo del carbone per alimentare centrali per la produzione di energia elettrica” (e meno male).
Noi chiediamo alla Regione di chiudere la partita definitivamente formalizzando il parere negativo con la delibera di giunta che è stata richiesta in Conferenza dei Servizi e di farlo nell’immediato perché il fatto che SEI abbia sospeso repentinamente l’iter autorizzativo, non vuol dire che abbia rinunciato a provarci.
La nostra mobilitazione continua, la nostra raccolta di firme prosegue ed inizia la nostra “pressione” sulla Regione affinchè approvi subito la delibera e ponga la parola fine a questa vicenda.
Certamente a questo territorio non può e non deve bastare che la Regione abbia detto NO al Carbone. La nostra battaglia non si conclude con l’aver chiuso le porte in faccia alla SEI, noi pretendiamo che per quell’Area, dimenticata per quarant’anni, come lei giustamente dice, venga predisposto un programma di interventi alternativo e che nel breve tempo venga avviata la sua realizzazione, scongiurando l’opzione zero, cioè che tutto resti così (scheletri industriali abbandonati e degrado ambientale) ed evitando che, tra altri dieci anni, una bella mattina di fine primavera, si possano ripresentare ai protocolli dei Comuni dell’Area Grecanica, dei signori distinti, ben vestiti, con corposi fascicoli sotto braccio, un sorriso di circostanza stampato sul volto e propongano nuovamente improbabili progetti industriali.
Il Comune di Montebello Jonico è stato chiaro. Il sindaco ha affermato che già da tempo sono decaduti i vincoli dell’ASI e di aver dato incarico per la redazione del Piano Strutturale Comunale, strumento che cambierà, una volta per tutte, la destinazione d’uso di tutta l’area della ex-liquichimica.
Concludendo vorrei riprendere il discorso su Kurt Lewin attraverso cui il dottor Vitale, credo, abbia voluto affermare l’inadeguatezza dei nostri amministratori in tema di problem solving.
Ebbene sono lieto che i nostri amministratori, sulla spinta delle Associazioni, non va dimenticato, abbiano posto resistenza al progetto (ecco “resistenza” è una parola che apprezzo più di “integralismo”) e sono certo che abbiano valutato il progetto, ponendosi nel giusto “campo di osservazione”, posizione che la portati a concludere che il saldo tra i costi ed i benefici, sarebbe stato abbondantemente negativo.
(*)Vicepresidente Circolo Culturale Nuovi Orizzonti – Melito di Porto Salvo