di Anna Foti – “Si conosce il valore della libertà solo quando si è rimasti in prigione per almeno un minuto”. A dirlo è stata Jamila Mujahed, prima giornalista afghana ad annunciare da Radio Kabul la caduta del regime dei Talebani e prima donna ad apparire pubblicamente senza burka. Jamila è anche autrice
a quattro mani, con l’illustratrice italiana Simona Bassano di Tuffillo, di “Burka!”, edito da Donzelli, volume ironico e tagliente sulla condizione delle donne in Afghanistan. Le tavole che descrivono la condanna all’invisibilità e all’assenza di un’identità rappresentano la cornice della rassegna artistica “Straniamenti 2008”, il cui sottotitolo “Femminile Singolare” si propone di porre un accento sulla peculiarità dell’essere donna in quanto essere umano con delle proprie specificità. Dopo la presentazione del volume, che ha aperto lo scorso 2 agosto la rassegna ospitata presso il Convento dei Minimi di Roccella Jonica, la seconda edizione di arti visive e teatro sotto la direzione artistica di Gabriella Maiolo, nei giorni scorsi è proseguita anche con una serata di commistioni di arte, musica, teatro, canto contro la violenza sulle donne. “Diavoli del Focolare” uno spettacolo dedicato ad Amnesty International, in cui il volo di una moltitudine di palloncini bianchi nel cielo della notte, la voce sprigionata da dietro un burka, il ritmo appassionato della libertà riconquistata, il tratto deciso di chi intende disegnare il proprio destino, hanno scandito un percorso in cui gli attori hanno guidato il pubblico attraverso le stanze del convento e la mostra di quadri e disegni. In particolare la serata è stata dedicata a Jamyang Kyi, anche lei artista, muscisita, scrittrice tibetana, scomparsa lo scorso aprile per mano del governo cinese. Amnesty International teme che possa essere vittima di sparizione forzata e a rischio di tortura e maltrattamenti. Il rapimento e l’isolamento di donne che esercitano diritti e rendono possibile un cambiamento costituiscono un modo per annullare la loro identità e denunciano la presenza di pregiudizi e discriminazione. Esattamente come accade quando sono vittime di violenza.
La violenza sulle donne attraversa il mondo quasi in silenzio lasciando i segni profondi, a volte devastanti, nel corpo e nell’anima di milioni di esse in tutto il mondo. La violenza verso le donne abusate tra le mura domestiche e durante i conflitti armati, private di diritti e libertà fondamentali e discriminate nella società in cui vivono, torturate nelle prigioni in cui vengono detenute, vendute per alimentare il mercato della prostituzione e schiavizzate in matrimoni forzati, attanaglia la cultura globale che, pur essendo proiettata verso orizzonti di libertà e democrazia, rischia di gettare nell’oblio l’insopprimibile dignità di milioni di esseri umani. Per combattere questa cultura distratta e superficiale e contrastare concretamente tale gravissima situazione, Amnesty International ha avviato ormai da diversi anni la campagna intitolata “Mai più violenza sulle donne”. Azioni su casi singoli, richiamo degli Stati agli impegni assunti nell’ambito delle convenzioni internazionali, sostegno alle vittime di violenza e alle donne che le difendono, esponendosi in prima persona in paesi in cui la libertà è un privilegio legato al solo sesso maschile. Queste le attività che la circoscrizione Calabria di Amnesty International ha illustrato al pubblico presente allo spettacolo
La rassegna Straniamenti ha inteso dunque dedicare uno spazio artistico ricco e variegato ai diritti umani delle donne, per includerle e renderle sempre meno meno “stranite” in un mondo che appartiene anche a loro. Concluderà il programma degli spettacoli, presso il convento dei Minimi di Roccella Jonica. questa sera alle ore 20 l’aperitivo musicale con il Movimento Donne di San Luca e alle 22 la performance “Dissonorata. Un delitto d’onore in Calabrai” di e con Saverio La Ruina.