Dal Pdci riceviamo e pubblichiamo
E’ di recente pubblicazione un Bando dell’Amministrazione Comunale, promosso dall’Assessore allo Sport e dalla Delegata alle Pari Opportunità, che prevede un corso di “autodifesa personale”, per donne, anziani e ragazzi, al fine di prevenire scippi, stupri e aggressioni.
Il problema “sicurezza” (ma andrebbe chiamato “fenomeno”), largamente pompato dai giornali a cavallo delle tornate elettorali e grazie al quale partiti e coalizioni intere si sono aggiudicati maggioranze di governo e amministrazioni, è di fatto, dati alla mano, montato ad arte allo scopo di diffondere un sentire comune legato alla paura, specie del diverso e dello straniero. Tale sentire comune, il senso di paura, di imminente aggressione, serve, a chi ha il compito di governare, a poter dare maggiore priorità al cosiddetto “diritto securitario”, subordinando a questo tutti gli altri diritti e “coprendo” molte altre emergenze.
I media hanno molta cura nel fornire, quotidianamente, notizie di aggressioni, scippi, stupri. Cosa giusta e sacrosanta, se non fosse che l’oggetto principale di tali notizie non è l’atto in sé (l’aggressione, lo stupro, lo scippo) né, tanto meno, la vittima (l’anziana signora, la giovane donna) bensì l’aggressore! La selezione stessa di tali episodi è basata proprio sulla figura dell’aggressore (lo straniero, il rumeno, l’extracomunitario). Il giudizio del lettore, a lungo andare, non sarà dunque di disapprovazione nei confronti dell’azione illecita, né di compassione nei confronti della vittima, bensì esclusivamente di vera e propria avversione nei confronti di chi compie il reato.
Non stupiscono, quindi, azioni di “prevenzione” di questa sorta, quale l’autodifesa personale, indirizzata in particolar modo alle donne. La risposta fisica a un’aggressione fa chiaramente parte dell’istinto umano. Cosa ben diversa è quando “l’autodifesa” è promossa e incoraggiata da un’Istituzione, in questo caso l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, che invece dovrebbe “garantire” il cittadino e assicurare che esso mai si ritrovi in condizioni di vulnerabilità.
Innanzitutto non tutti possono imparare l’autodifesa personale (immaginarsi un’anziana con difficoltà a camminare alle prese con mosse simili alle arti marziali!). La cosa più importante è che difesa e sicurezza pubbliche non spettano al cittadino bensì alle Istituzioni all’uopo giuridicamente preposte quali
La sicurezza del cittadino si può e si deve garantire con altri metodi ben più semplici e diretti rispetto a una lezione di arti marziali: l’adeguata vigilanza e sorveglianza delle zone a rischio (e ne avrei alcune da suggerire all’Amministrazione!), il mantenimento del decoro urbano, l’illuminazione (quante strade della nostra città sono perennemente al buio, quante piazze sono lasciate all’incuria!), il contrasto quotidiano alle cause del disagio sociale, la prevenzione alla microcriminalità e, in primis, la lotta senza quartiere alla ‘ndrangheta e alle altre organizzazioni criminali.
Pensiamo a zone, anche centrali, ma spesso inagibili o insicure, specie in alcune fasce orarie: Piazza Garibaldi,
In quei luoghi non c’è mossa di judo che tenga. C’è solo latitanza da parte dell’Amministrazione Scopelliti che preferisce concentrare le proprie risorse su altro, sulla “difesa fai da te”, piuttosto che sul contrasto ai veri motivi che possono generare “insicurezza” nei cittadini reggini. Proviamo a chiedere a una donna di questa città cosa maggiormente la rende “insicura” o cosa, a suo avviso, rende Reggio Calabria una città poco “sicura”. Sulle sue risposte immaginiamo delle soluzioni valide ed efficaci. Altro che arti marziali!