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    “Cardiochirurgia illegale”? Sì, no, forse…

    di Clara Varano – Cardiochirurgia sì, cardiochirurgia no. A Catanzaro ormai non si parla d’altro. Legale, illegale, terapia intensiva dedicata che non c’è. Un botta e risposta ai vertici tra Pasquale Mastroroberto, direttore dell’unità operativa di cardiochirurgia del policlinico di Catanzaro, Giuseppe Perri, direttore generale dell’Asp del capoluogo, Massimo Scura, commissario ad acta della Sanità calabrese ed i politici che hanno scatenato questa “rissa” oramai diventata mediatica, Dalila Nesci, ormai paladina della Sanità calabrese, e Paolo Parentela, entrambi deputati del Movimento 5 Stelle.

    Sul banco degli imputati, appunto, l’unità operativa di cardiochirurgia prima diretta dal professore Attilio Renzulli, il primo a sollevare dubbi e perplessità sulla sua stessa Uo. Nesci e Parentela chiedono la chiusura dell’unica unità operativa pubblica, tra le altre cose universitaria e dunque formativa per i futuri cardiochirurghi, perché l’assenza della terapia intensiva dedicata aumenta i rischi di infezione e dunque contribuisce all’aumento di casi di mortalità. Dati alla mano i due politici presentano interrogazioni, inviano commissioni di controllo che stabiliscono la “pericolosità” della cardiochirurgia di Catanzaro e chiedono al commissario Scura, l’immediata chiusura.

    Scura, però, non è d’accordo e in sintonia con il direttore di Cardiochirurgia Mastroroberto, elogia il lavoro dell’equipe e del policlinico universitario. Il problema, quello serio, è che il direttore generale dell’Asp di Catanzaro, Perri, che non solo ha preso sul serio i pentastellati ha chiesto il blocco di Cardiochirurgia nell’attesa che il dg del Mater Domici, Antonio Belcastro, riesca a produrre “ogni elemento utile a dimostrare il superamento delle criticità rilevate o presenti un piano di adeguamento”.

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