di Domenico Grillone – Il sogno utopico dell’Ace, Associazione calabrese di epatologia, quella che in un certo senso ha rivoluzionato in città il concetto di assistenza sanitaria grazie all’ambulatorio di Medicina Solidale che da tempo, a Pellaro, fornisce visite mediche e prestazioni diagnostiche ricevendo in cambio dai pazienti una donazione libera, secondo le proprie possibilità economiche, diventa sempre più ambizioso. Perché adesso si aspetta solo l’autorizzazione della commissione comunale competente, quella che si occupa del settore dell’edilizia, per dar vita alla “Cittadella della Salute e della Scienza”. Si tratta di una struttura, già all’attenzione di alcuni parlamentari europei i quali ne hanno apprezzato l’originalità, che dovrebbe nascere sempre a Pellaro, periferia sud della città, in una zona panoramica e su un terreno acquistato a buon prezzo nel corso di un’asta giudiziaria. Un terreno di circa 7mila metri quadri per una struttura che, nelle intenzioni degli ideatori, cioè lo stesso gruppo di medici – ricercatori dell’Ace, dovrebbe essere gestita dalla “Fondazione per la Medicina Solidale” con l’obiettivo di realizzare e gestire servizi sanitari destinati, così come recita l’articolo 3 dello statuto, “alle popolazioni che si trovino in condizioni di disagio sociale, economico e umano, in ambito nazionale e internazionale, al fine di rendere possibile la rimozione ed il superamento di ogni ostacolo di ordine economico, sociale, culturale, organizzativo all’inveramento del principio di eguaglianza nell’accesso alle soluzioni di prevenzione e cura più efficaci e sicure secondo le prove dell’evidenza scientifica ed alla piena realizzazione del diritto alla salute”. Una struttura totalmente innovativa anche dal punto di vista architettonico, dal momento che si presenta come una grande piazza, che consentirà, secondo le intenzioni dei promotori, di coniugare ricerca, formazione di alto livello e attività clinica. E che si compone di una parte centrale, una sorta di agorà, il cuore della cittadella, in cui è stata prevista la realizzazione del Centro sanitario e quello della formazione: un punto di incontro fra ricercatori, medici e pazienti.
La cittadella sarà un luogo in cui sarà possibile il trasferimento delle conoscenze, favorito attraverso le molteplici attività di ricerca e di attività clinica che si svolgeranno al suo interno.

Un aspetto fondamentale, quest’ultimo, che il direttore Lino Caserta spiega così. “Riteniamo che la conoscenza medica non debba rimanere patrimonio esclusivo di una élite di specialisti. Al contrario, siamo convinti che debba diventare patrimonio comune, soprattutto dei cittadini, nella logica che più conoscenze si acquisiscono e più capacità critiche avrà il cittadino di gestire in maniera fattiva la propria salute. In questa attività dobbiamo cercare di investire ogni singolo individuo di responsabilità, e questo avviene quando si ha la capacità di decidere al meglio e con senso critico”. All’interno della cittadella ci sarà spazio per la ricerca ed i laboratori dedicati, ed a questo proposito sono stati già avviati dei contatti con dei gruppi scientifici che prediligono la ricerca d’avanguardia su aspetti che, spiega Caserta, si stanno rivelando molto promettenti nel campo della prevenzione delle malattie metaboliche come la proteomica (l’identificazione e quantificazione di tutte le proteine, proteoma, presenti in un tessuto o in una cellula), la metabolomica, (l’identificazione e la misurazione di tutte le piccole molecole che in una cellula o in un tessuto sono metaboliti, cioè derivate dalla demolizione di altre molecole), la genomica (branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi) ed in tutti quei settori innovativi in cui l’Italia si trova in grave ritardo. E’ prevista anche la realizzazione di un centro residenziale in una logica molto simile a quella attuata nel Centro di cultura scientifica Ettore Majorana di Erice, cioè quella di ospitare comitive di ricercatori, di associazioni di pazienti, che vengono a confrontarsi ed a portare e acquisire conoscenza nella prospettiva, chiarisce Caserta, “di una crescita generale, culturale, che non deve essere solo del professionista ma dell’intera comunità”. La struttura sarà realizzata in armonia con il paesaggio e con un impatto eco-ambientale prossimo allo zero. All’interno dello spazio è stata ripristinata una vigna in cui si passeggerà in tutta tranquillità ed altre colture (uliveto, mandorleto ecc), distrutte dai ricorrenti incendi che affliggono ogni estate la periferia reggina, saranno rimesse a nuovo. Anche dal punto energetico si sta pensando a delle soluzioni che la possano rendere completamente autonoma. Tempi di realizzazione: si aspetta l’approvazione del progetto da parte della commissione comunale per l’edilizia. Nel frattempo si sta partendo per realizzare una Fondazione (Fondazione per la Medicina Solidale) il cui statuto raccoglie tutti i principi che sino ad ora hanno ispirato e guidato tutti coloro che operano al suo interno. E che dovrebbe dare il senso di cosa dovrebbe essere la città metropolitana, dal momento che si sta costruendo qualcosa di rilevante per l’intera comunità. “La città metropolitana non dovrebbe essere solo l’occasione di acquisire più risorse per svilupparsi – chiarisce Lino Caserta – ma la possibilità di proporre idee di sviluppo. E la nostra proposta comincia a destare l’attenzione non solo della stampa nazionale ma soprattutto da potenziali ed iniziali finanziatori come la Fondazione Bracco, particolarmente interessata al progetto”. Alla Fondazione, il cui socio principale sarà l’Ace che apporterà il capitale iniziale, saranno coinvolti diversi investitori ed aziende. “Stiamo creando la Fondazione per fornire delle garanzie sia a quanti ci succederanno nella direzione di quest’opera – sottolinea il direttore del centro – sia ai tanti cittadini ed altri soggetti che decideranno di investire in questo progetto. La Fondazione dovrebbe in un certo qual modo mettere al sicuro, garantire tutti e soprattutto esporre regole chiare di assoluta trasparenza. Per poi implementare altre iniziative sempre intorno all’idea di medicina solidale”. Entro un mese si partirà con la campagna di promozione dell’iniziativa e di richiesta di finanziamenti. “Avremmo potuto percorrere, rispetto ai finanziamenti, la strada dell’Unione Europea: c’è già l’interesse di alcuni esponenti importanti del parlamento di Bruxelles che vorrebbero venire a trovarci. Ma anziché privilegiare questa strada che ci porterebbe ad avere sicuri finanziamenti, ed a creare un’opera che potrebbe diventare la classica cattedrale che viene dall’alto, abbiamo preferito scegliere la strategia del micro finanziamento. Che non significa chiedere piccole somme a tanti soggetti della nostra comunità, ma significa soprattutto partecipare al progetto, anche economicamente, certo. L’obiettivo è rendere quanto più possibile democratica l’iniziativa, fin dall’inizio, con un coinvolgimento generale. Per realizzare qualcosa che alla fine sia il risultato dell’impegno intelligente, creativo ed appassionato di tutta la comunità”.
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