di Giuseppe Baldessarro – La ‘ndrangheta resta ancora leader nel traffico di droga internazionale. E questo anche in relazione alla presenza del Porto di Gioia Tauro, dove i clan hanno “ampi, continui, si direbbe inesauribili, appoggi interni”. Lo scrive nero su bianco la Direzione nazionale antimafia nella sua relazione annuale presentata oggi a Roma. I magistrati della Dna non esitano dunque a sottolineare come le banchine dello scalo reggino siano ancora in questo momento nella mani della cosche calabresi. Una constatazione che, in buona sostanza, si traduce critica ai sistemi di sicurezza interni al Porto.
“Le indagini svolte dalla Dda di Reggio Calabria – si legge nella relazione – hanno altresì evidenziato la perdurante posizione di assoluta supremazia della ‘ndrangheta nel traffico internazionale di stupefacenti, traffico che ha generato, e continua a generare, imponenti flussi di guadagni in favore della criminalità organizzata calabrese che reinveste, specie nel settore immobiliare, i proventi di tale attività”.
Da qui per spiegare che il “traffico è consentito anche e soprattutto dal controllo totalizzante del Porto di Gioia Tauro, ove attraverso una penetrante azione collusiva, gli ‘ndranghetisti riescono a godere di ampi, continui, si direbbe inesauribili, appoggi interni”.
Insomma, il Porto è nella mani della ‘ndrangheta. Tanto che la Dna ricorda: “Giova, sul punto, evidenziare che il Porto di Gioia Tauro proprio grazie alla situazione che si è appena segnalata, è divenuta la vera porta d’ingresso della cocaina in Italia”.
Una tesi sostenuta da numeri precisi: “Sul punto basterà osservare che nel solo periodo di riferimento (Giugno 2012-Luglio 2013) quasi la metà della cocaina sequestrata in Italia (circa 1600 kg su circa 3700 complessivi ) è stata intercettata proprio a Gioia Tauro”.
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Presentata la relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia