L’annunciata produzione di nuove risultanze investigative da parte della Procura di Reggio Calabria ha portato al cambio di imputazione a carico di Chiara Rizzo, che adesso dovrà rispondere delle condotte a lei già contestate ma aggravate dalla modalità mafiosa.
Il tutto muove dalla ricostruzione dell’articolato sistema di “scatole” societarie che, secondo l’accusa, facevano comunque capo ad Amedeo Matacena e che, attraverso subappalti e ATI della Cogem (vero e proprio asso pigliatutto degli appalti pubblici cittadini), porterebbe dritti nelle mani della criminalità organizzata.
In definitiva, secondo la ricostruzione, i coniugi Matacena-Rizzo, attraverso “schermature societarie” hanno continuato a gestire le attività di Cogem.
LE VICENDE DI COGEM
Nella documentazione depositata vengono ricostruiti, ad opera della DIA, i passaggi societari di Cogem, a partire dal 20.02.99, quando la Amadeus S.p.A. , di proprietà di Amedeo Matacena senior (classe 1919), acquisiva il 51% delle quote sociali.
Dal 29.12.00 ad oggi, a seguito di ulteriore cessione, il 51% delle quote di Cogem viene detenuto da A&A Immobiliare srl, con sede in Messina.
Da due giorni prima, dal 27.12.00, – secondo quanto acquisito in attività di indagine – il 90% di A&A è detenuto da Sirefid s.p.A, società fiduciaria con sede in Milano.
La ricostruzione da parte della DIA delle scatole qui si fa più complessa e il filo che conduce da Sirefid ai coniugi Matacena/Rizzo passa da Lussemburgo, e precisamente prima attraverso una società denominata Seahorse e poi, dopo la sua cessazione, da Morning Breeze.
LE LETTERE INCRIMINANTI
Nello specifico gli inquirenti danno atto di una missiva del 25.04.08 con la quale Chiara Rizzo chiede alla Compagnia monegascue de bank: “Con la presente richiedo che venga consegnata alla sig.ra. Maria Grazia Fiordelisi, fotocopia dei documenti in possesso della C.M.B. delle seguenti società: Jujube Corp. Lda, Beattiful World Trading Lda, Seahorse S.A., Seafuture SA, Hypersonic Ltd e Morning Breeze SGPS che fanno a me riferimento…”;
Il 25 maggio del 2010, con altra missiva diretta alla Cofimo di Monaco, Chiara Rizzo dispone la cessione delle quote di A&A da Sirefid verso Morning Breeze (90%) e Ital Proget (10%).
Ulteriori missive ed email prodotte dagli inquirenti chiariscono, secondo l’impostazione accusatoria, in modo inequivoco la piena disponibilità di A&A, (e dunque di Cogem, della quale A&A detiene il 51%) per tramite delle “scatole” suddette nelle mani di Chiara Rizzo.
LA RIZZO SI SOSTITUISCE AL MARITO NELLE ATTIVITA’
“Dalle complessive attività investigative svolte da questo Centro Operativo” – si legge nella documentazione investigativa depositata – “è emerso che l’attività l’illecita svolta da RIZZO Chiara, non è apparsa limitata soltanto alle ipotesi delittuose previste e punite dall’art.12 quinquies L. 356/92, ma si è manifestata anche attraverso la prosecuzione di quella condotta precedentemente tenuta dal coniuge Amedeo MATACENA, sostituendolo in ogni circostanza necessaria, anche al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione, stante le gravi imputazioni che risultavano pendenti sul conto del coniuge, MATACENA Amedeo.
In particolare, la RIZZO Chiara si è posta in maniera costante e continuativa quale dominus occulto nel territorio nazionale, unitamente allo stesso Amedeo MATACENA, delle società a quest’ultimo riconducibili – tra cui la A&A Srl – e degli affari dalle stesse realizzati e/o in procinto di essere attuate, sostituendosi al MATACENA ogni qualvolta ne è ricorsa la necessità. Tale condotta”– chiosano gli inquirenti – “ tenuto conto della grave imputazione pendente nei confronti di Amedeo MATACENA e della successiva condanna applicata allo stesso, per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa – ha di fatto consentito di eludere sistematicamente la normativa prevista per il rilascio della certificazione antimafia, prevista dall’art.10 del DPR 252/98”.
COGEM E LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
La Cogem, da decenni, ha vinto moltissime delle gare di appalto che hanno riguardato le principali opere pubbliche a Reggio: dal palasport (per il quale, però, le attività investigative sottolineano che si tratti di appalto antecedente all’ingresso sulla scena di Matacena, fine anni ’80), per finire, in tempi più recenti, alla realizzazione del tapis roulant, alla riqualificazione di piazza Orange, alla palestra dei VVFF, al cimitero di Cardeto, alla Questura, a d una parte del lungomare, alle piste dell’aeroporto.
Lavori eseguiti per conto dei committenti più disparati, dal Comune di Reggio alla Sogas, al Ministero degli Interni, alle Ferrovie dello Stato, al Provveditorato per le opere pubbliche della Calabria, alla Prefettura.
“I rapporti di affari intrattenuti da Cogem” – scrivono gli inquirenti – “con società considerate come diretta espressione della criminalità organizzata di Reggio Calabria, non appaiono occasionali, ma stabili e continuativi nel tempo…. e si registrano diversi rapporti di natura economica sia con alcune società con le quali la CO.GE.M. Srl si riunisce in ATI e sia con le società fornitrici della stessa, tra cui la SI.CA. Srl, la ZUMBO COLORI Srl, la REAL CEMENTI Srl, la ITALSAVIA Srl, la EDIL PRIMAVERA Srl e la ROSSATO SUD Srl, tutte colpite da provvedimenti di sequestro o di confisca, in quanto riconducibili alla criminalità organizzata reggina”
A causa di tutto ciò lo scenario processuale è cambiato. E non di poco.