<<Fai silenzio ca parrasti assai, hai capito ca parrasti assai? Fai silenzio fammi parrari a mia…Fai silenzio, stai zitta, sto parlando io…>>.
Queste le parole pronunciate durante il processo da Pantaleone Mancuso detto Scarpuni, che in videoconferenza, attacca con violenza e odio il Pubblico Ministero Marisa Manzini.
Da qui il titolo del libro “Fai silenzio ca parrasti assai. Il potere delle parole contro la ‘ndrangheta.” di Marisa Manzini, Procuratore aggiunto della Repubblica a Cosenza, con la prefazione di Otello Lupacchini, Procuratore generale presso la corte d’appello di Catanzaro e pubblicato da Rubbettino editore.
“Scarpuni” perde il controllo di fronte alle parole accusatorie del p.m. mostrando la brutalità di un potere maschile e maschilista che perpetua nel tempo un codice di sotto-valori volto a mantenere l’integrità dell’organizzazione, facendo del silenzio la regola d’oro che non può essere violata. Ed è proprio quella capacità di impedire che si mostri la ‘ndrangheta in tutta la sua prepotenza e crudeltà, che ha le ha consentito il radicamento sul territorio. Sta nell’omertà la crescita di quel potere negativo che ha violentato per anni i nostri luoghi.
Un libro che raccoglie ripercorrendoli, gli anni in cui la dott.ssa Manzini ha esercitato la sua attività nella provincia di Vibo Valentia, restituendoci un quadro particolareggiato del nostro territorio partendo dalle indagini e dai processi che si sono susseguiti.
Un libro che diventa documento storico volto ad illuminare i giochi di potere che da principio, hanno interessato la provincia, gli assesti e le guerre tra i diversi blocchi di ‘ndrangheta, ricostruendo la storia di una delle famiglie più importanti in seno alle organizzazioni criminali, i Mancuso. Tracciando genesi, evoluzioni e contenziosi interni.
Ma solo le parole di chi decide di denunciare quelle su cui la dott.ssa vuole soffermarsi, parole in grado di aprire crepe nelle granitiche organizzazioni, parole di coraggio e ribellione come quelle di chi dopo anni di vessazione, decide di alzare la testa, ma anche parole minuziose e lucide di chi, vedendo la propria vita in pericolo, guarda alla collaborazione con lo stato come l’ultima ratio per un futuro diverso.
Il libro racchiude la contraddizione perenne in cui versa la Calabria, inizia infatti, con la descrizione delle bellezze paesaggistiche che la terra offre, e continua poi con l’amarezza per il modo in cui dette potenzialità siano usurpate dal potere meschino della ‘ndrangheta. Sono parole di denuncia quelle che usa, di un paese degli estremi: massimo del degrado, massimo della bellezza, massimo della povertà, massimo della solidarietà, massimo della cultura, e massimo dell’ignoranza.
Ne parleranno insieme alla dott.ssa Marisa Manzini, sabato 12 gennaio alle ore 17,00 nei locali della Biblioteca Comunale di Dasà.
Prenderanno parte all’incontro, il prof. Francesco Romanò, Presidente dell’Associazione culturale Dasaese, Giuseppe Borrello, referente provinciale di Libera Vibo Valentia, don Ennio Stamile, referente di Libera Calabria, Michele Albanese, giornalista FNSI. Modererà Matteo Luzza, referente regionale Libera Memoria.
Serve un cambiamento reale nella mentalità calabrese per poterci finalmente liberare da un potere sanguigno che ci priva di diritti, libertà e dignità. Questo può avvenire soprattutto attraverso l’informazione. E conclude la dott.ssa Manzini, nell’impiego “un linguaggio della verità”, e aggiungiamo noi, un linguaggio vigile e autentico che vada oltre le mercificazioni e le manipolazioni per impedire che le parole e i loro significati vengano rubati dai venditori di illusioni.