In occasione del centenario della nascita del grande scrittore calabrese Mario La Cava, la casa editrice Città del Sole Edizioni pubblica un inedito, la sua tesi di laurea dal titolo La Repubblica Cisalpina (Appunti sulla Costituzione e sull’Attività legislativa della Repubblica Cisalpina). Opera prima dello scrittore e giornalista originario di Bovalino, si presenta, oltre per l’indiscusso valore storico, come uno strumento meta-letterario: infatti, proprio nel suo ultimo romanzo di ispirazione autobiografica, Una stagione a Siena, lo scrittore si sofferma sul suo periodo di studi a Siena.
Il volume sarà presentato giovedì 11 settembre ore 17.00 a Bovalino, presso la casa di famiglia (Corso Umberto I, 112, Bovalino), nella due giorni organizzata dall’Associazione culturale Mario La Cava, in occasione dell’anniversario della nascita.
L’allora giovane studente della Facoltà di Giurisprudenza della città toscana, appassionato di letteratura e con un sogno nel cassetto, diventare uno scrittore, nel 1931 si accingeva a completare il suo percorso universitario, con una laurea in Legge che forse dava più soddisfazione alla sua famiglia, che a lui stesso. Ma con impegno e passione si mette al lavoro per portare avanti il compito affidatogli dal professore di Storia del diritto italiano, Giovanni De Vergottini, suo estimatore, e riuscendo in una ricerca che ancora oggi presenta caratteri di assoluta originalità.
Lo studio si compone di tre capitoli: uno introduttivo sulla situazione politica in Italia all’arrivo di Napoleone, una seconda parte dove si analizzano i discorsi dei deputati e la legislazione in discussione, e le conclusioni dove emerge che la figura di Bonaparte sia quella, per il giovane La Cava, di un regista intelligente, “un grande talento organizzatore della vita civile”. Con il consueto acume, l’autore sottolinea come gli Italiani non siano ancora sufficientemente preparati sul piano politico, non avendo maturato una coscienza unitaria, né propriamente federativa, e che essi siano solo in apparenza liberi ma in realtà sottomessi all’Armata napoleonica e al Direttorio francese nello stilare una Costituzione del tutto simile a quella d’oltralpe del 1791.
Una tesi, quindi di carattere storico-analitico, che inizialmente non aveva suscitato l’entusiasmo di La Cava, per la sua apparente sterilità. La ricerca, però, ebbe il giusto riconoscimento da parte della commissione esaminatrice che eccepì solo sullo stile, considerato poco formale e non in linea con il linguaggio giuridico, così come riportato anche nello stesso romanzo Una stagione a Siena. Un giudizio che aveva deluso l’aspirante scrittore, che si era proposto invece di compiere un’operazione diversa proprio sul piano del linguaggio, cioè renderlo pluridiscorsivo ed, in qualche misura, emozionante per i lettori: un’aspirazione propriamente letteraria che rappresenta un’anticipazione del suo futuro di scrittore.
Il volume viene oggi pubblicato per la prima volta nella collana “I tempi della Storia” della casa editrice reggina, a cura del figlio dello scrittore, Rocco La Cava. Si avvale di una nutrita appendice storiografica e di un’approfondita prefazione del prof. Gaetano Briguglio, docente e amico dello scrittore, che grazie al materiale personale messo a disposizione dal figlio, ricostruisce quel primo periodo della vita dello scrittore, lì a Siena, luogo che ha rappresentato per lui “la pace interiore”. «…Nella bella Siena – così scrive nel suo ultimo romanzo – …girò…dall’angolo di via dei Rossi, dove ancora era aperta la Trattoria dell’Orso, che era stata del padre di Federigo Tozzi […] Si sentiva incoraggiato a… sperare… nella… carriera di scrittore, purché la dittatura non ci distrugga la fantasia… ».
In una lettera del 3 maggio 1931 si legge «…Non posso negare che io mi proponessi con la tesi di laurea, grandi cose: fra le quali metto in prima linea l’onore di inaugurare ufficialmente la carriera di scrittore…» e il prof. Briguglio aggiunge «Uno scrittore vero, infatti, lo si riconosce specialmente dal linguaggio, qualunque sia l’argomento del quale sta parlando e “…Il linguaggio di Mario La Cava…” come mi disse molti anni fa, a Messina, Vincenzo Consolo in una amabile conversazione a più voci, “…Ha la stessa forza di quello di Moravia…».