di Franco Arcidiaco e Oriana Schembari (Città del Sole – Ed.) – Quando, nel gennaio del 1969 apparve, per la prima volta in edizione economica negli Oscar Mondadori, la raccolta di poesie di Allen Ginsberg, “Jukebox all’idrogeno, era accompagnata
da una splendida introduzione di Fernanda Pivano, intitolata: “Un poeta, non soltanto un minestrone beat”, l’incipit era il seguente: «Nel giugno 1957 Lawrence Ferlinghetti, poeta ed editore, fu condotto nella prigione di San Francisco. Il reato da lui commesso era quello di aver pubblicato nelle edizioni City Lights Books la raccolta di versi “Howl” di Allen Ginsberg…».
Lawrence Ferlinghetti fu quindi il sostenitore, oltre che uno degli esponenti più rappresentativi, di tutto il movimento della Beat Generation. Oggi è l’ultimo superstite vivente di una stagione che incise sul modo di pensare della società e su intere generazioni.
In Italia, è appena uscito per le edizioni Feltrinelli, la sua unica biografia autorizzata, Io sono come Omero. Vita di Lawrence Ferlinghetti, a firma di Giada Diano, giovane studiosa reggina residente a Lazzaro, (Parallelo 38 come San Francisco, curiosa coincidenza), che, grazie ai contatti intercorsi per le ricerche della sua tesi di laurea, è riuscita ad avere accesso a molti materiali inediti, e soprattutto ai diari privati di Ferlinghetti, che per la prima volta sono stati resi noti al pubblico italiano e internazionale.
Si tratta quindi di un libro prezioso che non solo ha il merito di divulgare e approfondire la figura del poeta-editore, del quale viene tratteggiata ovviamente la vita avventurosa, ma che è anche e soprattutto un appassionato affresco di tutto il movimento e di quella intensa stagione, nel quale vengono incastonati tutti i protagonisti più importanti, da Ginsberg a Beckett, da Whitman a Burroughs, da Pasolini a Kerouac, solo per citarne alcuni.
Il libro è inoltre intessuto di citazioni di scritti e versi di Ferlinghetti che l’autrice inserisce con gusto e sapienza nella narrazione della vita.
Come Fernanda Pivano ebbe il merito di aprire alla sonnacchiosa cultura italiana lo spettacolare proscenio della letteratura americana, cosi la “nostra” Giada Diano ha avuto il coraggio di tirar fuori dall’oblio, al quale sembrava irrimediabilmente condannato, il movimento della Beat Generation. Un merito immediatamente riconosciuto, se pensiamo che una casa editrice come la Feltrinelli non ha esitato a pubblicare in tempi brevi il saggio.
Ma l’impegno dell’autrice non si è fermato al semplice ambito letterario; non si può non ricordare lo stupore che ha colto la comunità reggina, quando nella primavera del 2006, il poeta americano della contestazione sconosciuto ai più, Jack Hirschman, è approdato sullo stretto per un reading di poesie organizzato dalla stessa Giada Diano, e soprattutto quando, nel settembre dello scorso anno, l’autrice, insieme all’associazione da lei fondata Angoli Corsari, ha portato a Piazza Castello per tre giorni i più famosi poeti civili al mondo, delle più varie nazionalità. Un evento eccezionale, semplice nella fattura, e così intenso nei contenuti, da lasciare basito il pubblico reggino, apprezzato dal pubblico reggino, forse ancora non del tutto stonato da troppa musica e balli.
Eventi che sono continuati anche questa primavera e che, presumibilmente, avranno un seguito nella II edizione del Festival di Poesia in programma per il prossimo autunno a Reggio Calabria.
“Io sono come Omero, intendo come Omero il mio cane, sempre alla ricerca delle radici” dice Ferlinghetti, con una frase che dà il titolo al libro.
Di queste radici Giada Diano si è fatta testimone, e con la sua attività culturale che caparbiamente porta avanti nella sua città, ci aiuta a scoprire sicuramente anche le nostre.