“Mai più pagati per stare sul divano”. Potrebbe essere questo lo slogan del Governo Meloni per presentare quella che dovrebbe essere una vera e propria stretta sul reddito di cittadinanza. La misura, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, potrebbe presto diventare oggetto di una profonda revisione.
Dopo il reddito di cittadinanza, arriverà l’assegno di solidarietà?
La maggioranza parlamentare è pronta a far valere i suoi numeri per entrare a gamba tesa su un sussidio che qualcuno ha definito “diseducativo”. L’intenzione sarebbe, però, quella di tutelare le fasce più deboli della popolazione che del reddito di cittadinanza ne hanno beneficiato come misura assistenzialista.
All’interno di questa cerchia ci sarebbero anziani, disabili e persone uscite dal lavoro senza possibilità diu reinserimento. Sarà, ovviamente, da verificare quali saranno i parametri per definire come si circoscriverà quest’ultima categoria, ma l’intenzione è supportare con strade diverse chi ne ha necessità e non può lavorare.
Non a caso si parla di “assegno di solidarietà” che, attraverso il risparmio determinato dalla stretta sul reddito di cittadinanza, potrebbe assicurare addirittura sussidi superiori rispetto a quelli attuali.
Chi può lavorare vedrà la situazione cambiare
Restano poi quelli che potrebbero lavorare e che, al momento, possono rifiutare fino a due posti di lavoro prima di perdere il reddito di citadinanza.
Per loro la strategia sarebbe diversa e l’ottenimento del sussidio sarebbe subordinato alla frequentazioni di corsi di formazione professionalizzante. Qualcosa di più stringente rispetto all’attuale parte di politiche attive sul lavoro affidata ai centri per l’impiego sul modello tedesco, mai decollata dal punto di vista dei risultati.
L’obiettivo, in teoria, sarebbe quello di superare la barriera che vede uno dei grandi problemi del reddito di cittadinanza quello di non riuscire a collocare nel mondo del lavoro i tanti percettori privi di qualifiche e dal grado di istruzione particolarmente basso. Sarebbero 660.000 gli abili al lavoro che potrebbero rientrare in questa profonda revisione del sistema di concessione. Le novità dovrebbero essere valutate a partire dal 2023. Al di là degli slogan, da una parte e dall’altra, sarà un processo di cambiamento che poterbbe essere macchinoso e disciplinato da una serie di passaggi da compiere.