Danilo Mariani è una figura conosciuta nel calcio (Ha lavorato a Pisa e Livorno). Si tratta di un esperto di finanza che lo studio Tonucci, attraverso l’avvocato Esposizione, aveva indicato a Felice Saladini come direttore generale per risanare il club amaranto.
Sembrava tutto fatto fino a che ad un certo punto accadde qualcosa. “Ero – ha rivelato ai microfoni di Radio Antenna Febea – pronto ad iniziare. Avevamo stabilito tutto. Venni chiamato da Tonucci. Incontrai Ivan Rizzuto che mi disse che sarebbe stato uno dei due dg e mi chiese un favore. Mi disse che per una questione politica occorreva fare due dg: uno dell’area tecnica e uno dell’area finanza e che mi avrebbero messo a fare altre cose. Non la presi benissimo, ma avevo già detto no ad altre società. Con la promessa che, con il cambio in corsa, sarei potuto tornare a quello che stabilivano i patti iniziali”.
“Firmai un contratto come responsabile di sviluppo di mercato e affari ed opportunità. Una cosa che diceva tutto e niente. Feci un contratto a risultato, senza stipendio o pesare sull’azienda. Cominciai a portare dentro i miei rapporti con le società che sono nel mio portafoglio e che sono frutto di trent’anni di lavoro nel mondo della finanza. Dovevamo illuminare il Sant’Agata, sapendo di dover trovare soluzioni che fossero compatibili con l’aeroporto attiguo. Portai Philipps. Portai i dirigenti direttamente al Comune di Reggio dove incontrai i sindaci con tutto il Gotha dell’azienda del ramo che si occupa di illuminazione per gli impianti sportivi. Volevamo anche risolvere il problema del Granillo, facemmo dei sopralluoghi. Convincemmo Phillips anche a fare da sponsor, ma che sarebbe stata di grande interesse per la piazza. Erano partite tutta una serie di iniziative, ma si era parlato di illuminare il Cedir, l’impianto del nuoto, l’impianto della pallacanestro e il lungomare. Il passaggio successivo era incontrare Saladini a Milano. Fu meraviglioso perché diede a me il biglietto da visita, poi disse che stava risolvendo tutti i problemi a Reggio. Quelli di Philipps mi ringraziarono ironicamente per avergli presentato Gesù Cristo. Non se ne fece nulla, perché il Comune aspettava che per gli accordi vigenti le cose venissero iniziate dalla società che aveva in gestione gli impianti. Ma non andarono a buon fine anche altre cose. Portavamo soldi e si doveva capire che c’era qualcosa che non andava”.
Forza Invesment Fund “Si tratta di un fondo che un anno fa aveva pianificato e quasi completato l’acquisto del Palermo, depositando 2 milioni di euro per manifestare interesse. Il proprietario ha ricevuto un’offerta migliore, preferì perdere 2 milioni ripagandoli a titoli di indennizzo e dare la società ad altri. Sono un grosso gruppo. Hanno società di calcio in partit del mondo abbastanza conosciuti come il Messico (il Tolouca), l’Austria, l’American Cali in Colombia, l’Hajduk Spalato che hanno ceduto e ora stanno acquistando un club di B inglese, dopo aver perso l’occasione in Italia. La mancata cessione della Reggina è stata un film, ho immaginato stessi antipatico. Mi arrivò questa lettera della Forza Investment Group che mi incaricava di provare ad accquisire la Reggina, era il 14 aprile. Volevano una location sul mare ed era la piazza ideale. Iniziai a raggiungere il patron, il direttore generale. Non mi rispose mai nessuno. L’unico con cui riuscì a parlare fu Brunori che mi disse che la Reggina non era in vendita, però con un’offerta sostanziale si poteva fare. La richiesta comunicata era di 16 milioni di euro. Il Palermo lo avrebbero comprato a 19, quindi erano dentro il budget anche considerando i debiti che aveva in più la Reggina e la gestione annuale. Chiesi i documenti per iniziare la due diligence per visionare le carte, ma non se ne venne fuori. Il 20 maggio riuscì a fare arrivare una lettera direttamente a Castaldi da parte della Forza Investments Group. Gli spiegai quello che era l’interesse nell’acquisire la società, ma avevano bisogno di non mettere soldi al buio. Non ci arrivò nessuna risposta, la situazione si è persa così e si sono tuffati su altre questioni”.
E poi le dichiarazioni forti: “Sarei per aprire un’inchiesta, perché è veramente sconcertante perché c’è stato un investitore che investe un sacco di soldi e fa un programma dirompente con un allenatore strapagandolo. Non si capisce perché c’è un imprenditore che investe dei soldi suoi (pochi) per fare qualcosa che poi ha lasciato andare nel modo e nella maniera in cui è stata lasciata andare. Non so che idea bisogna farne, ma per rispetto della città di Reggio aprirei un’inchiesta. Andrei a cercare le motivazioni vere”.
E sul ricorso: “Se tu vai a metter su un ricorso al Tar o al Coni e già sei sparito dalla società, da aprile non rispondi più al telefono a nessuno, ogni tanto fai degli annunci spot che lasciano il tempo che trovano, come pensi di vincere? Secondo me Tar e Coni non ci hanno neanche pensato. Se oggi il Consiglio di Stato dovesse dare ok, a chi lo darebbe? Oggi non ci sono i tempi per creare una nuova società per affrontare il campionato di Serie B. Secondo me oggi si dovrebbe trovare un imprenditore serio che abbia vera voglia di far ripartire il calcio a Reggio nel modo più giusto, ripartendo da una D. Ci sarebbe da concentrarsi su questo con il titolo rimesso nelle mani del sindaco, non vedo altre soluzioni”.