• Reggina-Pisa: i cambi hanno fatto la differenza, gennaio e disponibilità di uomini fattori chiave

    Non c’è un bel clima a Reggio Calabria il giorno dopo Reggina-Pisa. La quarta sconfitta in cinque partite ha alimentato qualche malumore nella tifoseria. Chi paga il biglietto ha, però, il sacrosanto diritto di esprimere il suo punto di vista, indipendentemente se questo sia più o meno condiviso o condivisibile.

    L’analisi tecnica di Reggina-Pisa ha radici facili da individuare. La Reggina ha controllato il gioco per un’ora, ha avuto anche occasione di entrare in area con pericolosità, ma mai ha trovato concretezza.  Il Pisa si è messo all’angolo, consapevole che avrebbe dovuto parare i colpi nella fase di spinta dei padroni amaranto  per poi sferrare l’attacco decisivo al momento opportuno.

    Una strategia che, tra l’altro, D’Angelo aveva già usato lo scorso anno contro il Brescia del tecnico amaranto. Vinse al Rigamonti 1-0 con un gol del subentrato  Sibilli, a venti minuti dalla fine. Il calciatore è lo stesso entrato a gara in corso al Granillo e autore del colpo di testa da cui è nato il gol di Gargiulo.

    Stavolta, però, oltre alla strategia c’è altro. Davanti alla Reggina c’era probabilmente una delle migliori rose del campionato. Non è un caso che, ad un certo punto, il Pisa abbia mandato in campo dalla panchina Touré, Sibilli e Gliozzi. Giocatori di spessore in Serie B, che erano in panchina perché a gennaio sono arrivati Gargiulo e Moreo (pagato 2 milioni di euro). E la settimana prossima tornerà Torregrossa.

    Tra infortuni e una rosa più corta rispetto a una delle grandi favorite della vigilia del torneo, che ha ripristinato la continuità tecnica dopo il ritorno D’Angelo, la Reggina nel secondo tempo  ha potuto oppore poco. Soprattutto in una fase in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato.

    Certo, ci si deve interrogare perché Gargiulo era solo in occasione del tap in vincente e  perché la squadra ha perso la testa dopo lo 0-1. Non è accettabile ciò che è accaduto dopo il gol subito.

     

    Non si deve, però, perdere di vista il fatto che la Reggina, fino ad ora, era andata oltre le sue possibilità. Quella amaranto  è una buona squadra  che, in base a pronostici di un’ipotetica vigilia, partendo in tempi normali avrebbe tranquillamente la possibilità di giocarsi l’accesso ai play off. Squadre come Genoa, Pisa, Parma e Cagliari per motivi diversi avevano qualcosa in più e strada facendo lo stesso Frosinone ha lasciato intendere che il lavoro partito da lontano poteva pagare.

    Inzaghi, fino ad ora, non ha fatto un miracolo, ma un super ed ottimo lavoro. Soprattutto se si considera il ritardo con cui si è partiti. Per mettere la squadra nelle condizioni di giocarsi a pieno titolo la promozione diretta forse servivano tre o quattro innesti di spessore a gennaio. I motivi per cui non sono arrivati sono noti. La voglia di dare solidità al progetto vale più del rischio di farsi ingolosire, anche perché le procedure in atto non hanno reso possibili investimenti che verosimilmente la proprietà avrebbe voluto fare.

    A questo punto ci sono due strade: piangere sul latte versato e far continuare la negatività a scorrere o stringersi e tornare a ballare adesso che si è in ballo. La soluzione migliore, almeno in teoria, è scontata.