di Eleonora Scrivo – Da ragazzina, più o meno otto campionati del mondo di calcio fa, una signora amica di famiglia, naturalmente elegante e austera, come molte donne dell’epoca,
mi domandava spesso, in tono sommesso, se fossi felice. Regolarmente ammutolivo, come se un bulgaro mi avesse chiesto, nella sua lingua natale, l’enunciazione del teorema di Pitagora.
Per molto tempo, questo ricordo è rimasto acquattato nella mia mente, dietro la metrica greca, la formazione della Juve di Platini, progetti e obiettivi che, a quel tempo, credevo, avrebbero mutato il corso della Storia.
Poi, circa trent’anni dopo, un giorno in cui passeggiavo, rigorosamente senza meta, con mia figlia, guru indiscusso del pensiero essenziale, la creatura ha esclamato : “Mamma, sono felice senza motivo”.
Non eravamo reduci da shopping compulsivo, né dal gelato bacio e smarties, io rimuginavo, more solito, su qualche ridicola urgenza e lei, con leggerezza, mi svelava il mistero dell’universo.
Da quel momento, ho preso l’abitudine, come la signora della mia infanzia, di chiedere alle persone che ho a cuore, non se stanno bene, ma se sono felici. Ogni tanto, qualcuno mi guarda stranito e preferirebbe rivelarmi il suo saldo in banca, qualcun altro replica “felice no, ma diciamo sereno”, molti dicono “no”, pochissimi un sì convinto.
Ma la migliore risposta, benché amara, è stata quella di una mia amica che mi ha detto : “Lo sono spesso, ma me accorgo in media con due/tre mesi di ritardo”.
Proprio in quell’attimo esatto si è disvelato alla mia comprensione, il senso dell’esclamazione risoluta di zia Orsola che, sovente, tra un punto croce e uno erba, ascoltando racconti e lamentele delle amiche, di norma insoddisfatte, soleva dire : “La felicità è come le corna : chi ce l’ha è l’ultimo a saperlo”.
Da qui in poi, autorizzo amici, parenti, vicini e affini ad avvertirmi, usando mezzi propri e impropri, nel caso in cui mi vedano inconsapevole preda della gioia e cocciutamente impegnata a fare altro, per esempio recuperare affannosamente le chiavi della macchina dalla lavatrice, ovviamente a fine lavaggio