di Clara Varano – “Questa è una regione civile o cosa è? Non è un discorso esclusivamente legato a una singola testata, ma è un discorso che chiama in causa libertà civili, diritti sindacali e dignità delle persone.
Più passa il tempo più mi rendo conto che ci sono degli editori che credono di essere padroni delle ferriere, persone che si comportano in spregio totale dei diritti e pensano che nel silenzio possa passare tutto. Questi provvedimenti ingiusti (si riferisce alla chiusura del sito ed alla minaccia di chiudere il giornale del liquidatore, ndr), sono arrivati quando il Cdr e l’assemblea dei giornalisti hanno scioperato perché la testata sarebbe andata a finire alla persona che aveva fatto pressioni per modificare il contenuto del giornale, lo stampatore De Rose, oppure, in alternativa, ad un socio minoritario, che mi ha proposto di continuare l’attività anche se la testata fosse finita nelle mani di De Rose. La procedura di liquidazione è veramente strana, curiosa. Stiamo concertando delle iniziative pubbliche. Il sindacato dei giornalisti sta vagliando tutte le soluzioni e gli esposti da fare per questa violenza che è stata perpetrata e stiamo cercando di ottenere il ripristino immediato del sito. Stiamo uniti, cerchiamo di dare l’idea che l’altra Calabria esiste e che è una Calabria molto più forte e più vitale di quello che non si voglia” (GUARDA IL VIDEO INTEGRALE). L’altra Calabria esiste. Con queste parole, Luciano Regolo, direttore de L’Ora della Calabria, ieri divulgava l’ennesimo torto subito dal giornale e dai suoi giornalisti. Stasera, dopo l’incontro con Carlo Parisi, segretario del sindacato e il liquidatore si legge sulla pagina Facebook, “L’Ora siamo noi”, che in pochi giorni ha raggiunto l’adesione di quasi 8mila utenti, “Purtroppo non ci sono buone notizie, ma abbiamo deciso di andare fino in fondo e attiveremo tutte le tutele a difesa dei nostri diritti e della libertà di informazione”. Del resto Regolo lo annuncia nel video di Youtube divulgato ieri: “Ribellarci con ogni mezzo, con ogni forma a dei soprusi che continuano ad essere perpetrati”. Ieri, infatti, la redazione ha scoperto che il liquidatore aveva dato mandato “di far prelevare pc e tutto quanto fosse in possesso dell’azienda e delle relazioni periferiche”, senza licenziare nessuno. Oggi, però, il licenziamento sembra vicino, certamente è stato preannunciato ai 60 giornalisti e vari dipendenti, e domani, anzi fra qualche ora, partiranno le prime lettere ufficiali. E le polemiche sono tante, così come i pensieri, davanti ad una simile storia di censure e di diritti calpestati. Di una “libertà di stampa fagocitata da un violento sistema di potere che alimenta se stesso senza pudore” dice qualcuno. Sì, perché come ricordano Valentina Spata e Anna Rita Leonardi, di “Rete della legalità del Mezzogiorno”, tutto è iniziato “dopo aver denunciato e portato alla luce gli orrori del ‘caso Gentile’, dopo aver subito violenze e minacce e dopo il primo tentativo di boicottaggio”, da allora “i giornalisti de ‘L’Ora’ non si sono piegati ed hanno continuato a portare avanti il loro lavoro con serietà e professionalità. Probabilmente questo è stato uno dei motivi per cui, ‘qualcuno’ ha deciso che questa redazione doveva essere ‘punita’, doveva pagare per non essersi sottomessa ai ricatti…o meglio, ‘ai consigli degli amici'”. Il caso de L’ora della Calabria, come sottoliena Regolo, riguarda tutti e insegna molto, se si è capaci e si ha il coraggio di guardare oltre…