E’ la nuova emigrazione, il nuovo sogno americano. Ragazzi, studenti o giovani laureati, che partono per gli Stati Uniti per progetti di formazione o di ricerca.
Nel trolley un computer e poco più, nella testa la voglia di cambiare il mondo o, quantomeno, la propria vita. La ricerca scientifica soprattutto in ambito medico, le opportunità professionali, la voglia di incontrare una cultura diversa, multietnica ed al contempo orgogliosa di sé stessa. Sono questi i principali motivi per i quali i giovani del sud emigrano ancora verso gli States. Qualcuno con la convinzione di voler tornare in Italia, in tanti per dare una svolta definitiva al loro percorso e stabilizzarsi negli USA.
Esattamente come i giovani di qualche generazione fa, i ragazzi degli anni zero continuano a partire, in tanti, continuano a cercar fortuna costruendo il loro nuovo ”American dream”. Una tendenza, in aumento peraltro, che abbiamo approfondito insieme a David Robbie, Vice Console presso il Consolato Generale degli Stati Uniti a Napoli, uno dei due funzionari che operano nella sezione consolare dedicata ai visti per motivi di studio, lavoro, turismo e scambi culturali, oltre che ai visti di immigrazione. Robbie ha prestato servizio come volontario nel Peace Corps, fino al 2008 in Turkmenistan , insegnando inglese alle popolazioni locali, e nel 2013 insegnando in un asilo vicino Seoul, nella Corea del Sud. Da sette mesi lavora in Italia al Consolato americano di Napoli e si occupa proprio di regolare i visti per gli Stati Uniti per tutto il Meridione d’Italia.
Mr. Robbie cos’è questo nuovo ”American Dream”? Quale il ruolo degli Stati Uniti per favorire scambi culturali, economici e sociali con l’Italia?
Esistono diverse opportunità per gli studenti e per le persone che cercano uno sviluppo professionale attraverso un viaggio negli Stati Uniti. E’ possibile fare esperienze di studio, di ricerca, anche a livello universitario, per migliorare le proprie capacità e fare esperienze di lavoro. E tutto questo nell’ottica di poter sviluppare un rapporto sempre più stretto tra i due Paesi, tra Stati Uniti e Italia, certamente anche nel contesto della cooperazione internazionale.
Sono tanti i giovani del Sud vengono negli Stati Uniti per acquisire capacità e spenderle in ambito professionale?
Incoraggiare studenti e giovani lavoratori rientra nei nostri programmi di scambio ed è veramente importante per gli Stati Uniti. La gente arriva negli Stati Uniti soprattutto perché ritiene che sia uno dei Paesi più forti del mondo e per questa ragione il nostro compito è quello di accogliere la voglia di questi giovani di imparare e di formarsi. Esistono diversi programmi che prevedono un rientro nel paese di origine, questo ovviamente per diffondere i risultati delle ricerche e favorire lo sviluppo socioeconomico anche in Italia.
Lei ha parlato di ricerca. In pratica quello che in Italia è quasi impossibile negli Stati Uniti diventa una prassi consolidata ?
Certamente questa è una parte molto importante del nostro lavoro di creare opportunità con questi tipi di visti per studenti e professionisti. Ogni settimana vediamo tantissimi studenti che chiedono di entrare negli Stati Uniti attraverso programmi finanziati anche dal Governo Italiano. La regola di questi programmi prevede che al rientro dal periodo di studio o di ricerca negli Stati Uniti si rimanga per almeno due anni in Italia. Questo naturalmente per poter utilizzare al meglio le competenze acquisite. E’ molto bello vedere gli studenti che soprattutto nel campo medico, giungono negli Stati Uniti per sviluppare una singola ricerca e poi tornare in Italia o in Europa per utilizzarla nel loro paese. Sono impressionato dalla loro voglia di apprendere e dare il loro contributo al mondo scientifico.
Quali sono opportunità per i giovani di entrare negli Stati Uniti ?
Esistono diverse opportunità per i giovani. Anzitutto per motivi di studio, per scambi culturali, ma anche di lavoro, su specifici programmi professionali
Ci sono programmi che vengono finanziati dall’Università pubblica italiana con la regola che poi gli studenti, una volta completato il ciclo di ricerca, rimangano per due anni nel loro paese di origine. Esistono poi naturalmente dei programmi riservati ai lavoratori che sono diretti ai professionisti che prevedono un ”richiamo” da parte di un datore di lavoro negli Stati Uniti. In fine, per coloro che abbiano almeno un diploma di scuola media superiore o un’esperienza professionale di almeno due anni, c’è anche la possibilità del programma “Diversity Immigrant Visa”, una sorta di lotteria che si apre ogni anno tra il mese di ottobre e quello di novembre durante la quale è possibile presentare la propria candidatura. Chi viene estratto può recarsi al Consolato e presentare domanda per un visto di immigrazione. Informazioni dettagliate si possono trovare sul sito: www.travel.state.gov
Lei conosce bene gli Stati Uniti e ha conosciuto anche il Meridione d’Italia. Secondo lei qual è l’ambito in cui i giovani del sud possono apprendere di più dagli Stati Uniti?
Una delle peculiarità degli Stati Uniti è che le Università sono molto variegate e si avvalgono di tanti esperti che possono insegnare bene negli ambiti più diversi. Con i programmi di scambio culturale che attivano le università ogni giorno allo sportello del Consolato vediamo tanti giovani che intendono recarsi negli Stati Uniti soprattutto per ricerche nell’ambito medico. Anche nell’ambito della letteratura ci sono molte richieste. Non è semplice individuare un campo prediletto per i giovani del sud Italia, ma certamente quello della medicina e quello scientifico in generale sono i più richiesti. Quando vedo questi giovani che hanno avviano programmi di ricerca negli Stati Uniti sono molto contento.
In cosa invece i giovani del Sud possono aiutare a far crescere gli Stati Uniti?
Certamente attraverso la grande cultura e l’arte italiana. I giovani che arrivano possiedono un enorme bagaglio culturale, tantissime risorse in termini di conoscenze e di pensiero. Questa condivisione è fondamentale per gli Stati Uniti, ci aiuta tantissimo perché ogni idea può cambiare il mondo e le idee dei ragazzi del meridione d’Italia, la loro visione del mondo, sono molto importanti per noi.
C’è una caratteristiche che i nostri giovani hanno rispetto a quelli degli altri paesi ?
Certamente quello che i giovani italiani possono condividere maggiormente è la cultura del vostro paese, che è sicuramente la più ricca al mondo. Come anche l’ambito artistico. Ci sono tante persone negli Stati Uniti che non hanno mai sentito parlare di grandi artisti italiani che hanno cambiato il mondo. Avete anche una grande cultura sul cibo e sulla famiglia. Sono tutte cose che io ho vissuto durante la mia esperienza qui in Italia. Passare una serata con una famiglia del Sud Italia è una cosa che non si dimentica facilmente, sicuramente un’esperienza incredibile per un americano. Secondo me la cultura, l’arte, la storia sono le vostre carte vincenti. Ed anche le idee che hanno i giovani italiani non hanno certamente nulla meno degli altri paesi.
Secondo lei qui al Sud dovrebbe essere più valorizzata la cultura?
Quasi tutti gli americani che vengono in Italia dicono che il cibo più buono è al Sud. Ma quello che poi viene commercializzato nel mondo è quello che viene dal nord dell’Italia. E’ per questo che al sud la cultura dei prodotti tipici locali dovrebbe essere più valorizzata. Ci sono prodotti nel sud che sono molto più buoni ma non vengono conosciuti perché non c’è la giusta promozione. La cucina del sud è certamente una cucina incredibile. L’intero ambito culturale è molto ricco.
In pratica dovremmo aumentare la nostra capacità di vendere, di esportare, di far conoscere le nostre risorse?
Il sud Italia ha molto da offrire e il mondo lo deve sapere. Per questo quando i giovani partono dall’Italia per gli Stati Uniti dovrebbero diventare ambasciatori della loro grande cultura. Avete queste splendide statue, i Bronzi di Riace, che sono una risorsa incredibile. E forse gli americani non conoscono molto bene le vostre ricchezze e dovrebbero saperne molto di più.