di Gianluca Del Gaiso – Sullo Stretto soffia lo spettro di una nuova Campania. Tre le settimane di vita, dell’unica discarica attiva nell’area. Marinella – località Gioia Tauro – pensata e concepita per raccogliere la spazzatura della nostra provincia fino al 2015 ha le ore contate. Solo tre anni è durata la sua capienza.
A furia di smaltire anche l’immondizia proveniente da Rossano (Cs) e Crotone (insieme: un buon 30% del totale), il sito è diventato saturo molto prima del tempo stimato (dieci anni quelli previsti). Adesso quindi c’è da affrontare quella che gli addetti ai lavori non temono a chiamare “vera emergenza”. Quando chiuderà, e stiamo parlando di una ventina di giorni al massimo, dove finirà la spazzatura prodotta dall’intera provincia reggina? Il problema si fa serio, così come i cumuli di immondizia dietro i portoni non sono solo più un miraggio da deserto. La prova del nove, quei tre giorni di sciopero di qualche mese addietro che i cassonetti li riempirono ben oltre il doppio della loro portata. Intanto se dall’altro lato della costa, sulla ionica, Siderno riesce comunque ancora a selezionare il materiale che va poi ad essere bruciato nel termovalorizzatore gioiese (al lavoro anche questo oltre la stima di costruzione. Vedi i turni di notte sempre più frequenti), anche da quelle parti si cerca una discarica. Un’emergenza, questa ultima, che comunque ha ancora i tempi di un futuro non lontanissimo, ma non certo allarmante quanto quello sulla Piana. Il volume di spazzatura di cui si sta parlando da queste parti, è qualcosa come un centinaio di camion che quotidianamente fanno la fila a Gioia per buttarla. Insomma, per farsi un’idea, stiamo parlando di migliaia di tonnellate di immondizia l’anno. L’estate ci ha messo del suo, certo, con quel fisiologico aumento in termini produttivi di buste che le vuole aumentate fino a oltre un terzo. Il prossimo scoglio è certamente quello di dicembre con le sue festività, fino a lì, però chi di dovere avrà già dovuto trovare una soluzione concreta. La Regione, prima in causa, passa la palla alle province costrette a trovare nel giro di una notte siti dove andare a buttare i propri rifiuti. Pare facile, ma non è. In primis: la Campania insegna, c’è lo spettro della criminalità organizzata e di un affare, chiamato spazatura, che di milioni di euro ne fa girare davvero tanti. Si paga per trasportarla, si paga per bruciarla, si paga per buttarla in discarica, si paga per farne differenziata. I “Capi” questo lo sanno bene. E anche a non voler metterci le mani in pasta, una discarica non è certo un terreno come gli altri. Occorre innanzitutto individuare siti appositi con particolari caratteristiche. Vedi falda acquifera, distanza e simili. Vanno costruite con tanto di fondo e laterali di argilla compattata. Va posata la superficie di geomembrana e quanto altro. A farsi due conti insomma, almeno un anno di lavoro. La Piana e Reggio non hanno tutto questo tempo. La conta all’indietro è già partita e tra un anno di questi tempi potrebbe già essere Campania. Le voci di corridoio parlano di un’ancora di salvezza che oscilla tra il raddoppio del termovalorizzatore e l’uso della discarica cosentina di Rossano. Lo stesso comune, ricordiamo, che per primo disse no a quell’inceneritore. Se vero è che finora almeno un 30% di camion carichi di immondizia sono arrivati anhe dalla ionica crotonese e dai piedi del Pollino, toccherà vedere se saranno pronti anche loro a rispondere all’appello dello Stretto ormai con una discarica, unica, già morta e sepolta.