di Giusva Branca – Agazio Loiero deve spiegare alla Calabria cosa significa questo “balletto” che, tra mille problemi irrisolti sta portando avanti con Rifondazione Comunista, o, meglio, con quel che resta di Rifondazione Comunista.
Eh si, perché questo “sfogliare la margherita”, questo continuo “rientra non rientra” in Giunta è parso da subito stucchevole e vagamente somigliante ad un tentativo di spostamento dell’asse dell’attenzione.
Ora, premesso, che ai calabresi non importa proprio nulla del “problema di Rifondazione”, un problema politico, però, Loiero ce l’ha.
Ce l’ha per una serie di motivi: in primo luogo non si capisce perché il Governatore si sia incaponito così tanto per fare nuovamente salire a bordo coloro che se ne andarono sbattendo la porta solo pochi mesi addietro, atteso che, in mezzo ai tanti guai, quello dei numeri per fare tornare i conti Agaziator non ce l’ha.
Ma, dicevamo, il problema è politico, perché, dopo il secco “no” che Ferrero ha proclamato da Roma, unito idealmente ad una sorta di “vade retro, Satana”, Loiero deve spiegare chi o cosa sta inseguendo.
Cioè, se il Governatore intende aggiungere un posto a tavola ed invitare alla mensa dei conviviali degni e meritevoli ed anche legittimati dalla qualifica di consigliere regionale, lo può fare senza dare conto a nessuno.
Ma, sia chiaro, non si tratta di una scelta politica, perché la politica si è già pronunciata con un “no” che somiglia tanto ai “niet” che parevano sconfitti dalla storia e dai reumatismi, visto che gli anni passano per tutti.
Politicamente, dicevamo, Loiero ha un problema, che si chiama Rifondazione, perché se, da un lato, gli esponenti calabresi non vedono l’ora di tornare in sella (consapevoli che, probabilmente, alla luce degli scossoni politici nazionali degli ultimi mesi, sarebbe l’ultima occasione per chissà quanto tempo), dall’altro il Governatore ha anche il dovere di spiegare la scelta a quel Partito Democratico del quale egli stesso fa parte – pur senza particolari entusiasmi – e che rappresenta l’anima dell’Assemblea elettiva calabrese.
Lo deve spiegare soprattutto al Pd perché nel chiudere la porta ad ogni possibilità di rientro in Giunta, da Roma, Ferrero ha ricordato col garbo di Attila che il Consiglio regionale della Calabria, del quale anche Rifondazione fa comunque parte, è il più inquisito della storia repubblicana.
Tra l’altro, proprio in un momento in cui, sul piano dell’immagine ma anche dei fatti concreti e della lotta agli sprechi, da Palazzo Campanella si riscontrano robusti segnali di inversione di tendenza, questa uscita è parsa inopportuna (visto anche che, invece, nel momento di massima esposizione negativa della Regione, Rifondazione era più che adeguatamente rappresentata in Giunta) ed ha fatto andare su tutte le furie il Presidente Bova, che invece al Pd ci tiene e parecchio e che da un bel po’ di tempo, ormai, sta lottando per combattere quello che lui definisce lo stereotipo della Calabria “brutta, sporca e cattiva”.
Insomma, la palla, come sempre ripassa ad Agaziator che dovrà chiarire se intende procedere ad inviti a cena singoli o ad alleanze politiche tanto improponibili quanto osteggiate da tutti tranne che da lui…
Giusva Branca