Sono passati 20 anni.
Si, esattamente quattro lustri da quando una città intera si fermò a piangere dietro il feretro di Massimo Mazzetto. Era la seconda metà di giugno e c'erano i Mondiali, come oggi.
E proprio quei Mondiali furono fatali al giovanissimo playmaker della Viola che, a 21 anni, aveva fretta di rientrare presso l'abitazione che condivideva con altri compagni di squadra, in via Reggio Campi, per vedere Italia-Francia.
Non ci arrivò mai a casa.
Un muretto maledetto (e folle, che tale restò per anni dopo prima di vedere nascere una sacrosanta ringhiera), un'automobile parcheggiata sul marciapiede, un piede in fallo sul muretto, il volo sul selciato sottostante, la corsa in ospedale, l'angoscia, la speranza, l'operazione.
La morte.
Sono passati venti anni, di storia, per Reggio e per la Viola, acqua sotto i ponti ne è scorsa molta, ma Reggio, nonostante Massimo fosse stato in città solo pochi mesi, non lo ha dimenticato nemmeno per un attimo.
Noi lo vogliamo ricordare riproponendo due brani, pubblicati, all'epoca, dal periodico di basket, Jump, diretto da Giuse Barrile.
In quel numero il Presidente, Giuseppe Viola, così si esprimeva a proposito di Massimo:
"…una città improvvisamente fermatasi, la cerimonia nella Chiesa di San Giorgio, i momenti -incancellabili nella memoria- d'intensissima commozione generale, l'applauso corale interminabile dell'addio accorato degli amici, della gente di Reggio. Poi, il giorno successivo, il viaggio di ritorno a Ponte di Brenta. Lì, nella muta partecipazione di tanta gente, di tantissimi giovani, ai funerali di Brenta avevo colto la conferma più evidente e corale di quello che Massimo, venendo a Reggio, aveva lasciato nel suo ambiente, i suoi amici, la gente che lo aveva visto crescere, esprimersi, vivere, limpido, generoso, splendido, desideroso di avvenire e di successo. Massimo ci aveva scelto come amici, si era ambientato tra di noi, aveva scelto Reggio come la sua seconda città, perchè qui aveva trovato tanti amici – giovani e non- vhe avevano potuto cogliere ed apprezzare la sua bontà, la sua generosità, la sua "pulizia", il suo desiderio di vita. E' anche nostro perchè ci aveva conquistati e lo avevamo conquistato."
Ma la parte più straordinaria di quel numero di Jump era proposta sotto forma di un tema scritto quasi un anno prima da Massimo; lui parla di valori, dall'amicizia, all'amore, per sè stessi, per un'altra persona, per la natura, alla gioia di vivere. In questo contesto, tra l'altro, Massimo scriveva: "…poi c'è un valore non facile da spiegare, che non riesco a capire se sia una cosa genetica o se sia un insieme di tutti i valori in cui credo: il rispetto, l'amore, la gioia per la mia attività. Io amo quando gioco, mi diverto, rispetto chi ho davanti, arrivo ad essere
amico dell'avversario, avendone, però, la convinzione di batterlo; certe volte penso di essere drogato di basket, ma i drogati non amano quello che fanno.
Forse è il mio modo di vivere, è il mio stile, è la mia vita"