La libertà di espressione, di opinione è costituzionalmente garantita e tutelata.
Ma chi tutela i Calabresi dall'alluvione di parole che quotidianamente si abbattono da parte dei vertici (ed anche della base) della politica regionale?
Il Governatore Loiero nelle ultime settimane ha deciso di imprimere alla sua presidenza una svolta in senso logorroico.
Le sue giornate sembrano un continuo inseguimento a rintuzzare questa o quella
dichiarazione quando non direttamente orientate ad accendere fuochi che presto divampano
sotto il getto alimentatore di infiniti botta e risposta.
Il teatrino vissuto nelle scorse ore dalla Calabria (spettatore, ancora una volta divertito,
l'intero Paese) e messo in piedi dal Governatore e da un Ministro della Repubblica non è
piaciuto a nessuno, tanto meno nelle stanze dei bottoni dei rispettivi partiti.
Sarà che noi crediamo ancora nelle Istituzioni, nelle sedi opportune, nelle contingenze da
evitare, ma vorremmo, da Calabresi, comprendere per quale motivo, in mezzo a centinaia di
problemi tra i quali la nostra terra prova disperatamente – e con esiti francamente poco
incoraggianti- a restare a galla, sia proprio indispensabile alimentare polemiche, chiedere
dimissioni dalla politica in senso lato (tra l'altro a colleghi di maggioranza che prontamente li rimandano al mittente) a mezzo stampa.
Esiste un'aula consiliare, esistono le aule di commissione, esistono le riunioni dei capigruppo,
esitono (si, esistono ancora, giuro) le sedi dei partiti, dove, se proprio è necessario, chiedere
conto e ragione, dimissioni e spiegazioni.
Ed invece, ogni giorno, chi con timore, chi con sdegno, chi con morbosa curiosità, apriamo
le pagine dei giornali (spesso non serve nemmeno aprirle, visto che la prima parla da sè) per
scoprire chi ha attaccato chi.
Ma quasi mai rispetto a progetti, a cose fatte o non fatte.
Si tratta quasi sempre di giudizi morali, legittimi, per carità, ma inevitabilmente
soggettivi.
Ed allora, Presidente Loiero, dall'alto della sua navigata esperienza che proprio in queste
ore il Ministro Bindi le ha ricordato in maniera francamente un pò sgarbata, metta una
volta per tutte il silenziatore su tutto.
Faccia ciò che ritiene opportuno, ma nelle sedi e con i modi idonei e confacenti al ruolo
ed alla persona da lei incarnate. Torni a fare parlare la politica, quella vera, quella
fatta di "si " e "no", quella fatta di votazioni e di progetti di legge.
Perchè un conto è leggere del Governatore della Regione Calabria perchè, con la sua Giunta,
ha salvato una piccola bimba che necessita di un trapianto, ben altro è vederlo "sfidare" un
Ministro a chiarire un passaggio di altro battibecco.
E poi, lei ce lo insegna, ciò che non è vietato è consentito e, dunque, ogni richiesta di
dimissioni, ad esempio, nasce solo da precise – e sicuramente nobili- esigenze morali.
Ma qualcuno potrebbe obiettare che se io non voglio stare al tavolo con una persona che non
stimo o convinco lui ad alzarsi o, necessariamente, devo farlo io…