Chissà quanto la ruota del destino scelga scientemente quale percorsi perversi seguire a caccia di quella che, in qualche modo incomprensibile, è una sorta di nemesi.
I destini di Reggina e Juventus si sono intrecciati nelle loro pagine più importanti in maniera per certi aspetti inquietante.
Una sorta di staffetta, di apripista virtuale che l'una ha rappresentato per l'altra negli ultimi sette anni.
Dopo 85 anni di attesa lo sbarco, forse più che storico, degli amaranto in serie A venne certificato,addirittura in diretta televisiva, proprio dalla Juventus campione d'Italia, al "Delle Alpi".
E fu anche il primo punto in serie A degli amaranto che costrinsero al pari casalingo all'esordio la Juventus dopo decenni.
Zidane segnò a Reggio una delle reti più belle della storia del calcio ed il 14 maggio,a Bari, è toccato ancora alla Reggina incrociare i destini della grande storia, che -è bene ricordarlo- passa sempre attraverso le contorte stradine della piccola storia.
La Juve aveva messo la sacra bolla sull'apertura di una fase storica per la Reggina,
la Reggina ha certificato un cambiamento altrettanto epocale per i bianconeri.
Il ventinovesimo scudetto bianconero lo ha cucito -tra l'altro con una prestazione più che dignitosa- proprio la Reggina, ma è toccato agli amaranto essere testimoni della storia che gira. Testimoni del crollo -improvviso come tutti quelli inattesi- di un impero, per alcuni di una tirannia, gli amaranto potranno dire "quel giorno, quando si scrisse la grande storia, c'eravamo noi".
Così come il colore della cornice fu amaranto anche quando -in qualche modo- la piccola storia segnava episodi che poi avrebbero costruito questa grande, di storia.
Così come quando, di fronte ad una Reggina più sorpresa che imbarazzata, i giocatori della Lazio, insieme a quelli amaranto, davanti alla tv scoprivano che quella piccola storia stava improvvisamente girando a danno della Juve.
E la Reggina c'era!
E c'era anche quel giorno, quando Paparesta e la sua terna furono presi metaforicamente a schiaffi all'interno dello spogliatoio del "Granillo"; un altro mattone per la grande storia che gira in presa diretta, con la faccia di Moggi che getta la spugna a pochi metri da Lillo Foti.
E la Reggina c'era!