Da Reggio a Rebibbia.
72 anni dopo.
Cesare Previti nasce in riva allo Stretto il 21 Ottobre del 1934, ma ben presto abbandona la Calabria per la Capitale.
E’ a Roma che diventa avvocato ed il suo studio, nel quartiere “Prati” fa in fretta a diventare in vista.
Certo, anche “chiacchierato”, ma in vista. E col suo studio la ribalta la guadagna, poco a poco, anche lui, Cesare, giovane professionista che definire rampante è solo un eufemismo.
I suoi agganci politici cominciano a formarsi negli anni ’70.
Con lo sbriciolarsi della Prima Repubblica e l’avvento della Seconda (o, secondo qualcuno, col cambio di abito tra l’una e l’altra) giunge il momento del salto di qualità.
Insieme a Berlusconi la parola d’ordine cambia: non più gestire la politica, ma farla in prima persona. Non più deleghe a gestire gli interessi – dicono i maligni- ma mettersi in proprio.
Eletto al Senato nella XII legislatura e poi Deputato nella XIII, diventa (insieme a Gianni Letta) il vero pesce-pilota di Silvio.
Il cavaliere si fida ciecamente dell’avvocato, padrone delle stanze e delle notti romane, che vive nel lusso e, soprattutto, nella sua reggia sontuosa, con tanto di vasca per le aragoste, quando non sul suo veliero.
Il mondo –pardòn l’Italia, ma a loro sta strettina- è loro, soprattutto quando Previti diventa Ministro della Difesa, dopo che Scalfaro si rifiuta di firmare la lista col suo nome nella casella del Guardasigilli.
I conti in Svizzera ed alle Bahamas (frutto – come lui tiene a sottolineare- della sua attività forense) crescono ogni giorno di più e con essi i rapporti con tutti gli ambienti che in qualche modo fanno rima con potere.
E così le frequentazioni, i circoli “in”, le partite a calcetto, con annessi incontri al Circolo “Canottieri”, dove, tra gli altri, conosce i Giudici Squillante e Pacifico.
Proprio qui, con la testimonianza della Ariosto, ha origine, in base a fatti del 1995, il processo.
Quello stesso che, con la condanna definitiva a sei anni di reclusione, ha spalancato a Cesare Previti, classe 1934, da Reggio Calabria, le porte di Rebibbia