“La mia parte del mondo non e' più democratica dopo tutti questi morti. La guerra ha dato origine a rabbia contro l'America e contro l'Occidente: tutte cose molto difficili da sconfiggere”.
E’ quanto ha affermato Orhan Pamuk in occasione dell’apertura del Convegno mondiale del Pen (Poets, Essayists, Novelists – Poeti, Saggisti, Narratori). Dedicato quest’anno al tema “fede e ragione”,
il Pen World Voices 2006, organizzato dall’Associazione letteraria newyorkese Pen American Center, ha avuto inizio il 25 di Aprile e si concluderà il 30 dello stesso mese. Cinque giorni durante i quali, al Festival of International Literature, si alterneranno scrittori e pensatori di fama mondiale. All’inaugurazione, centinaia di persone hanno affollato i saloni destinati ad accogliere il meeting per ascoltare l'affondo contro Bush e la guerra in Iraq di Orhan Pamuk e Salman Rushdie (indiano, autore di “Versi Satanici” e attuale direttore del Pen). L’INTERNATIONAL P.E.N. è un’associazione mondiale apolitica di scrittori, riuniti in 140 club nazionali, fondata a Londra nel 1921 e nata con lo scopo di promuovere la libertà di espressione in tutto il mondo, l’interscambio culturale e di opporsi ad ogni forma di oppressione delle libertà intellettuali.
Fanno parte del P.E.N. l’International Foundation Emergency Fund e il Fondo Scrittori in Prigione che porgono aiuto concreto agli scrittori perseguitati per motivi ideologici e alle loro famiglie.
Al Congresso e alla Conferenza annuali, ospitati a turno dai singoli centri nazionali, prendono la parola autori di fama mondiale e i soci dei vari P.E.N. possono incontrarsi così con i colleghi che provengono dai cinque continenti.
“Ragione e fede sono sempre coesistite in una difficile simbiosi. In ogni era le persone hanno cercato di trovare delle ragioni per spiegare le proprie credenze – hanno spiegato i rappresentanti del Pen di New York presentando l’evento –. Ma, come diceva Pascal, il cuore non risponde sempre agli argomenti della ragione. Oggi nel mondo fede e ragione sembrano sempre più estranei. Le religioni competono con la scienza. Fondamentalisti, postmodernisti e realisti geopolitici mettono tutti in discussione i punti di riferimento liberali e umanisti, come democrazia, uguaglianza e diritti umani. Le vecchie e le nuove ortodossie si combattono. Mentre i fanatismi religiosi seminano violenza, i sogni della ragione producono tecnologie amorali tanto terribili quanto gli inferni delle religioni”. Il programma della 5 giorni newyorkese è stato inaugurato martedì ad opera di Orhan Pamuk e Salman Rushdie. Mercoledì si è parlato della religione come oggetto della scrittura, e della fede in America e nel mondo, con gli interventi, tra gli altri, del tedesco Hans Magnus Enzensberger, del polacco Adam Michnik, dell’americano E. L. Doctorow, dell’israeliano David Grossman e del britannico Martin Amis. Il multiculturalismo ed i limiti della tolleranza costituiscono, invece, il tema di oggi. Ad introdurre l’argomento sarà il tedesco-iraniano Navid Kermani. Sabato sarà la volta dell’olandese Ian Buruma e dallo svizzero Tariq Ramadan che discuteranno di religione e libertà d’espressione, mentre domenica chiuderanno i lavori Salman Rushdie e l’indiano Amartya Sen, Nobel per l’economia. La presenza dell’Italia sarà garantita dalla partecipazione di Roberto Calasso, Melania G. Mazzucco e Gianni Riotta. E proprio dall’Italia era partita un’aspra polemica nei confronti dell’evento, dopo che Magdi Allam, editorialista del Corriere della Sera, aveva ritirato la sua adesione per essere venuto a conoscenza di un invito di partecipazione del Pen rivolto a Tariq Ramadan. Quel Ramadan, nipote di Hasan al Banna (il fondatore dei Fratelli musulmani), autore di oltre 20 pubblicazioni sull’Islam, costretto dal Governo Usa, nel 2004, ad abbandonare il Paese dopo che gli venne applicato il “Patriot Act”, lo strumento che legittima il Potere ad estradare dagli Stati Uniti quegli scrittori e studiosi stranieri che si mostrino critici verso le politiche americane. Ramadan venne accusato, infatti, dai più di essere un estremista, per aver definito “giustificabili”, in un suo libro, i kamikaze palestinesi. L’editorialista del Corriere, nonostante i tentativi di persuasione del padrone di casa Salman Rushdie, ha ribadito la sua totale ostilità verso il movimento dei Fratelli musulmani e dichiarato di non volere “legittimare” Ramadan con la sua presenza al Convegno. Ma il Pen ancora una volta, invitandolo a New York, ha voluto sfidare nuovamente il Patriot Act, contro il quale è impegnato in una battaglia legale.