Riceviamo e pubblichiamo:
di Pino Criserà
La città di Reggio Calabria possiede due grandi potenzialità di sviluppo che derivano dalla sua naturale vocazione turistica e dalla presenza, nel suo territorio, di prodotti agrumicoli autoctoni e di eccellenza che se opportunamente ed adeguatamente sfruttati, attraverso importanti operazioni di marketing, potrebbero trasformarsi, per la città, in un autentico volano di sviluppo economico, sociale, culturale e occupazionale. In questi giorni la città di Reggio Calabria ha ospitato la 68° edizione della Convention Deutscher Reiserverband (Dvr), un importante evento in ambito turistico che ha visto la presenza, oltre che di circa 600 tour operator tedeschi, anche la presenza di Martin Schulz, ex Presidente del Parlamento europeo e Gerd Muller, Ministro tedesco dello Sviluppo e cooperazione economica. Nel corso del suo intervento, tra le tante cose, il Presidente Schulz ha sottolineato che la città di Reggio Calabria riveste una posizione strategica al centro del Mediterraneo, mentre il Ministro Muller ha parlato di turismo “come leva importante per lo sviluppo responsabile e sostenibile in equilibrio con natura e ambiente”. Valutazioni di grande significato e valore strategico per la promozione di iniziative turistiche che, se vogliamo, rappresentano un’ eloquente lezione, verso gli amministratori Regionali e locali, sulle modalità di fare turismo. Senza nulla togliere alla validità dell’importante meeting e alla parole concrete, attente e lungimiranti pronunciate dal Presidente tedesco Schulz, mi chiedo: doveva venire in città il Presidente tedesco Schulz per dirci che la città di Reggio Calabria riveste una posizione strategica nel contesto del bacino del Mediterraneo e che se questa sua collocazione geografica fosse stata opportunamente sfruttata avrebbe sicuramente garantito alla città enormi vantaggi commerciali e turistici? Come può, mi chiedo ancora, la città di Reggio Calabria sfruttare la sua posizione baricentrica nel Mediterraneo, fare turismo e privilegiare la sua naturale vocazione turistica quando ha un aeroporto che riesce per miracolo a garantire i collegamenti unicamente con le città di Roma e Milano e ogni anno costringe i reggini a fronteggiare le insidie delle spiagge sporche e i divieti delle ordinanze sindacali perché il mare risulta inquinato e quindi inutilizzabile? I bronzi e la struttura museale cittadina, benché importanti e di grosso richiamo, da soli non possono trasformarsi in un effetto trainante se poi la città non viene dotata di servizi e strutture ricettive adeguate. La speranza è certamente quella che gli obiettivi di questa importante iniziativa alla fine non si perdano e non rimangano avvinghiati tra buoni propositi e auspici. Il Sindaco Falcomatà, attraverso le dichiarazioni programmatiche pronunciate nel corso del suo insediamento a Palazzo San Giorgio, aveva prospettato un percorso politico costellato di iniziative e progetti sbalorditivi per la città, ma dopo quattro anni di attività politica svolta alla guida della città, nessuna iniziativa importante e nessuna progettualità di rilievo è stata realizzata. Con le lezioni amministrative oramai molto vicine, il primo cittadino si è avventurato in un protagonismo mai visto in quattro anni di consiliatura. Lo si vede in giro a presenziare ai lavori di bitumazione delle strade che Anas sta realizzando, scopre che la città di Reggio Calabria possiede una sua naturale vocazione turistica e sfrutta qualsiasi occasione mediatica per esprime la sua soddisfazione per la realizzazione di importanti progetti e traguardi raggiunti dalla città che, in verità, vede solo lui. Con profonda onestà intellettuale devo riconoscere che l’Amministrazione Comunale precedente sullo sviluppo turistico della città aveva puntato molto e la realizzazione del Waterfront, progetto che ha visto come protagonista l’archistar internazionale, Zaa Adid ne è la prova evidente. Il Sindaco Falcomatà, sulla realizzazione di quest’opera, che avrebbe sicuramente contribuito a cambiare il volto alla città e garantire enormi vantaggi sotto l’aspetto economico, turistico e culturale, ha pronunciato un netto e categorico niet senza però riuscire a individuare e proporre ai cittadini un progetto alternativo. Mentre in altre città della penisola, come ad esempio la riviera adriatica, la Regione e i Comuni delle città rivierasche, unitamente agli imprenditori del settore, senza avere il mare e gli scenari mozzafiato dello Stretto, riescono ogni anno a registrare lungo il litorale adriatico, il tutto esaurito, in città, ogni anno, i cittadini devono fronteggiare gli stessi, identici problemi che riguardano il mare inquinato, le spiagge sporche e la condizione di degrado in cui versa il lido comunale. Ecco quali sono i problemi che impediscono alla città di Reggio Calabria di caratterizzarsi e qualificarsi come città turistica. Nonostante i presupposti per rilanciare il turismo in città ci siano tutti, l’Amministrazione Comunale non è riuscita a individuare, soprattutto su questo fronte, una progettualità pensata, affermata e coniugata in termini manageriali. Ospitare in città un meeting turistico di grosso rilievo come il Dvr, senza che l’Amministrazione Comunale abbia individuato la realizzazione di iniziative e progetti mirate a dotare la città in modo preventivo di sevizi adeguati, e come mettere il carro davanti ai buoi. Eppure, il Sindaco Falcomatà, con arroganza e supponenza, suoi inseparabili compagni di vita, vanta sempre la realizzazione di importanti iniziative quando non è nemmeno riuscito a sfruttare in città la presenza della Facoltà di Agraria per predisporre iniziative e progetti destinati a diffondere e incentivare anche la produzione di quei prodotti agrumicoli autoctoni e di eccellenza che nel territorio reggino sono molto diffuse. Le difficoltà politiche del primo cittadino a individuare anche su questo fronte nuove e promettenti piste di lavoro con l’obiettivo di dare ai tanti giovani disoccupati la possibilità di costruire, attraverso forme cooperativistiche, importanti presupposti occupazionali, si commentano da sole. Il Sindaco Falcomatà aveva pensato che da solo sarebbe riuscito a gestire una città difficile e complicata già di suo, mentre l’idea dell’uomo solo al comando ha invece complicato le cose al punto che le condizione di declino di una città che ambisce a riscattarsi sono invece sotto gli occhi di tutti.