Buongiorno Commissario Scura mi chiamo Alessandra lavoro attualmente in uno dei tanti ospedali della Calabria.
Vorrei poter rubare a Lei, a tutti i Commissari della Sanità Calabria, ai lettori e all’utenza che ogni giorno si reca nei nostri ospedali, un’ attimo del Vostro tempo.Vorrei potervi raccontare una storia che io, come tanti dei miei colleghi ogni giorno sentiamo nostra, come sentiamo nostre le storie di tutti i pazienti che vediamo passare quotidianamente davanti ai nostri occhi, del loro dolore, dello sconvolgimento che un attimo, un solo attimo, può portare nella loro vita e in quella dei loro nuclei famigliari, proprio come può succedere ad ogniuno di noi. Decine, centinaia, migliaia di pazienti che, tutti i giorni in cui usciamo di casa per andare a timbrare il cartellino, accompagniamo in un difficile percorso verso un ritorno alla normalità, o ad una vita dignitosa imparando a convivere con malattie che lasciano segni profondi nel corpo e nell’anima, ma anche verso la morte, verso quel grande buio che rappresenta ancora il mistero più grande e per questo più spaventoso.
Pazienti, ma ancor prima persone, per cui passiamo le notti lontano da casa, per cui non ci sono festività che contino, per cui non è detto che il giorno di Natale siamo a scartare i regali accanto alla nostra famiglia, e per i quali a volte il capodanno si trasforma in un fugace brindisi a(na)lcolico tra una terapia e l’altra: perché queste persone, nel momento più difficile, hanno il diritto di avere un’assistenza adeguata.
Giunto a questo punto, giustamente, lei si starà chiedendo quale sia il motivo che mi ha spinto a scriverle: bene, questo motivo è che io sono un INFERMIERE. Un INFERMIERE. Lo dico con il grande orgoglio di appartenere a questa categoria un po’ bistrattata e spesso dimenticata, considerata spesso un numero e che nell’immaginario collettivo, ancora una volta è il medico-eroe che salva le vite, e spesso ci si dimentica di quei tanti che formano il microcosmo di un ospedale e che occupano un ruolo indispensabile nel processo di cura.
Probabilmente lei (non gliene faccio una colpa, so bene come è la percezione da parte di chi è esterno a questo mondo) non è a conoscenza del fatto che in tutta la Calabria operano Infermieri vincitori di concorso attualmente disoccupati, alcuni di essi si trovano lontano chilometri dai propri affetti a causa del piano di rientro, del blocco del tournover e infermieri precari che attendono da anni delle risposte certe ed un futuro dignitoso.Per lei sarà stata una nomina, per molti di noi una speranza, la stessa che in dieci anni non ci ha mai fatto mollare e continuare a lottare e credere, anche se in questo momento ci sentiamo i figli di un DIO Nessuno. Lei come tutti gli altri Commissari alla Sanità dovrebbe sapere che sono Infermieri quelli che ogni giorno si trovano a somministre terapie chilometriche di ancor più chilometriche corsie, continuamente interrotti da chi chiama per una padella, per aprirgli la bottiglietta dell’acqua, per sapere che strada fare per raggiungere questo e quel reparto, per sapere dove è la cartella di quel tal letto, per ricevere la lista operatoria del giorno successivo, secondo un obsoleto modello che vede la nostra professione come i factotum dell’ospedale, e non ci riconosce dei professionisti laureati ed abilitati con compiti (sulla carta) specifici.
E ancora, sono gli infermieri che nelle terapie intensive gestiscono farmaci che si misurano in microgrammi con sofisticate pompe infusionali, utilizzano ventilatori polmonari e macchine per la dialisi, hanno dimestichezza con l’ecografo, e tante altre cose che non sto qua ad elencare perché questo breve scritto non vuole e non deve essere uno strumento di auto-incensamento della categoria. No, nessun auto-incensamento, nessuna presunzione, nessuna mania di grandezza in tutto questo.
Ma ora si fermi un attimo, un solo secondo, e provi a pensare; ha avuto un attimo della sua giornata per leggere le infinite mail e proposte che noi infermieri, anche grazie all’ aiuto dei giornali abbiamo fatto in qiesti giorni????Ricorda il nome di almeno un infermiere, uno solo. Probabilmente no, e come lei la maggior parte dei pazienti e dei parenti che transitano per i nostri corridoi: non per questo noi smettiamo di fare il nostro lavoro, o lo facciamo con meno passione.Non ci interessa essere i signor-NESSUNO, quelli che lavorano dietro le quinte e che nessuno ricorda. Ci basterebbe che la nostra professionalità venisse riconosciuta, che non ci proponessero solo trattative al ribasso, che non ci impedissero anche le più piccole possibilità di carriera, che il nostro lavoro non venisse continuamente svilito e denigrato. Non vivo positivamente quando sento parlare della nostra come “missione”: il nostro è un lavoro, per cui studiamo anni in università, facciamo master e lauree specialistiche, corsi abilitanti e concorsi. Tutto questo non può essere solamente una “missione”, perchè proprio finchè se ne parlerà in questi termini la nostra professione non farà mai davvero un passo in avanti nell’immaginario collettivo.
Se ho scelto di scriverle non lo faccio per una pubblicità personale, non mi interessa, Vorrei solo ricordarle che il maxiemendamento alla legge di stabilità per il quadriennio 2012-2015 obbliga le amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del dlgs 165/2001, a reclutare i dipendenti da assumere a tempo indeterminato in via principale e prevalente chiamando i vincitori inseriti all’interno delle graduatorie vigenti, che in questo caso devono ricoprire tutte le 600 posizioni in oggetto”.
“L’obbligo di non effettuare nuovi concorsi e di attingere dalle graduatorie esistenti scatta in particolare qualora gli eventuali concorsi dovessero rivolgersi a quelle figure professionali già presenti nelle graduatorie; nel caso delle amministrazioni dello Stato, anche a ordinamento autonomo, degli enti pubblici non economici statali e delle Agenzie, la necessità di utilizzare le graduatorie – evidenzia il consigliere – si verifica anche per l’assunzione di figure professionali solo equipollenti a quelle indicate nei bandi di concorso”.
“L’utilizzo delle graduatorie esistenti non solo è giusto perché conferma lavoratori che hanno maturato un diritto, ma anche, come stabilisce una sentenza del Consiglio di Stato, raggiunge l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica, evitando l’indizione di nuovi concorsi per il reclutamento del personale e contestualmente attua i principi di economicità ed efficienza dell’azione amministrativa, tenuto conto del costo e dei tempi per l’esperimento di procedure concorsuali, compresa la procedura di mobilità”.
“Inoltre un nuovo concorso permetterebbe candidature esterne alla regione, a discapito di chi ha già acquisito un diritto e aspetta da tanto tempo (almeno sette, otto anni) la propria stabilizzazione. Ma non è solo la legge che ci chiede di dare lavoro ai nostri concittadini, ma anche un dovere etico per noi politici in questo grave momento storico di sofferenza economica della Calabria.
Credo che lei e tutti i governatori che nel tempo si sono occupati della Regione Calabria debbano darci delle risposte certe; siamo stanchi di un sistema che ama prendersi beffa di gente onesta che chiede di lavorare in modo dignitoso e che è costretta a pagare il prezzo più grande in quanto rappresenta l’anello più debole di un sistema spesso corrotto!!!Lei commissario ha decretato con il Dca numero 2 le forme di reclutamento, secondo legge del personale.Sappiamo e leggiamo le sue intenzioni a contenere la spesa in una regione sottoposta a piano di rientro.La Calabria ha il personale idoneo in graduatoria così come lo aveva la regione Toscana dove Lei ha optato per lo scorrimento così come il Lazio e Potenza.La soluzione della carenza di personale infermieristico è dietro l’angolo ma nessuno pare voglia attuarla un’ulteriore spreco per la sanità.
Con il desiderio di farle conoscere una piccola parte del nostro grande, enorme mondo grazie anche all’opinione pubblica rappresentata da voi giornalisti qualcosa, presto o tardi, non inizi a muoversi. Grazie Le porgo i più cordiali saluti. Alessandra.
