Un caso di bullismo, mille interrogativi, accade nella periferia Sud di Catanzaro.
Riceviamo e pubblichiamo – Sono una mamma catanzarese molto preoccupata per quello che succede davanti la scuola di mia figlia. Nei giorni scorsi, infatti, si è verificato un episodio alquanto increscioso ed allarmante che, forse è stato sottovalutato da chi di dovere.
Mia figlia frequenta la seconda media presso l’Istituto comprensivo G. Casalinuovo di Catanzaro Sud, in località Fortuna. Qualche giorno fa, sullo Scuolabus, che utilizzava per raggiungere scuola, in piedi accanto ad una amica, ha involontariamente pestato il piede di una bambina. Assieme a lei un’amichetta. Immediatamente le ragazzine hanno chiesto scusa per il fastidio arrecato. Scese dal bus per raggiungere l’istituto, però, mentre andavano ad acquistare la merenda, la stessa bambina che avevano casualmente urtato, più grande di età, le ha seguite. Mia figlia è stata spinta per strada, rischiando di essere investita da un’auto, la sua amichetta è stata strattonata in modo violento. Subito dopo sono scappate all’interno del cortile della scuola, dove hanno immediatamente telefonato a noi genitori con i loro cellulari. Sono subito corsa a scuola per capire cosa stesse succedendo e se mia figlia stesse bene. Qui le bambine mi hanno raccontato l’episodio.
Non sono una persona allarmista, né classista o razzista. Credo nell’integrazione, ma il fatto che la ragazzina che le ha aggredite fosse di etnia Rom, mi ha preoccupato e mi preoccupa tantissimo. Ho ancora impressa in mente la storia di quel bambino del rione Pistoia, picchiato brutalmente da un gruppo di ragazzini Rom, sol perché si era rifiutato di dar loro dei soldi. Questo è bullismo vero e proprio. Su un pullman può capitare di andare addosso a qualcuno, ma questo non giustifica minacce di alcun genere.
Inoltre, ci è stato chiesto, di andare a prendere le nostre figlie a scuola all’uscita, per evitare che utilizzassero lo Scuolabus. La bambina che le ha aggredite è stata tenuta, per evitare ulteriori discussioni, all’interno dell’istituto fino a che tutti gli alunni non sono usciti, solo dopo ha preso il bus.
Ho aspettato, prima di andare via, proprio per capire quale sarebbe stato il suo atteggiamento e dal pullman continuava a minacciare me e mia figlia con frasi tipo: “Ti ammazzo. Ti sfregio con le forbici …” etc. La zona Sud di Catanzaro è da sempre protagonista di innumerevoli episodi di delinquenza, dallo spaccio alle aggressioni, passando per la prostituzione.
È vero, non è facile far crescere i propri figli in una realtà simile, tutelarli da situazioni pericolose, ma ci proviamo lo stesso. Il quartiere in cui abitiamo salta sempre agli onori della cronaca per le operazioni di Polizia. Qualche anno fa un ragazzo è stato ucciso per futili motivi, un bambino, come dicevo, è stato picchiato a tal punto da rischiare la vita.
La mia domanda è semplice: cos’altro deve succedere? E poi, è possibile che anche se i fatti non succedono all’interno della scuola non siano comunque in qualche modo di interesse dei docenti e della dirigente? In fondo se la bambina è stata tenuta nell’istituto fino a che noi non siamo andati via, un pericolo è stato ravvisato, solo che in quel modo il messaggio che passa è che si tutela il bullo, il violento, l’aggressore e non la vittima. Non credo che questo sia un messaggio educativo per dei bambini. E infine, le nostre figlie non potranno più prendere lo Scuolabus, perché rischiano di essere aggredite, eppure quello è un servizio che noi cittadini onesti paghiamo. Perché non possiamo usufruirne? Perché verosimilmente ne può usufruire chi, quasi certamente quel servizio non lo paga?
Ecco. Questi sono i miei interrogativi che rivolgo all’amministrazione comunale, alle Forze dell’ordine, al Prefetto e anche alla dirigente scolastica. Perché è sicuramente vero, come diceva il vecchio prefetto Antonio Reppucci, che reprimere serve a poco, quel che serve è prevenire, ma dov’è qui la prevenzione? Dov’è l’educazione al vivere integrati e in pace?
Semplicemente, una mamma della zona Sud di Catanzaro, seriamente preoccupata.