Riceviamo e pubblichiamo:
Continua il calvario dei forzati della Statale Ionica 106 per percorrere i pochi chilometri che dividono Pellaro dal centro cittadino. Si tratta di una delle patologie, ormai croniche, che affliggono la città e che l’amministrazione comunale in ben sei anni non ha considerato una priorità, investendo, nel contempo, cospicue risorse finanziarie nel più “redditizio” settore dello spettacolo.
Nella follia amministrativa che penalizza la nostra città, l’attuale sindaco si ritrova in degna compagnia. Infatti, qualche mese fa il governo Berlusconi ha dirottato i fondi Fintecna, stanziati dal centrosinistra per lo sviluppo della Calabria e della Sicilia, per coprire i buchi finanziari dei comuni a seguito del taglio dell’Ici sulla prima casa. In particolare, i fondi Fintecna avrebbero consentito la progettazione della nuova circonvallazione di Reggio, sull’asse Campo Calabro – Bocale. Ma tale opera non è prioritaria per chi ci governa, sia a livello centrale che comunale.
Tornando alla viabilità alternativa alla Statale 106 che, come previsto, dovrebbe snodarsi dalla via Padova (zona Omeca) a San Gregorio, è bene ricordare che tale arteria è strategica per i collegamenti fra il centro cittadino, la sua periferia sud ed i restanti comuni della fascia ionica della provincia, essendo, inoltre, anche l’unica alternativa alla Strada Ionio – Tirreno (Rosarno – Marina di Gioiosa Ionica). Nonché percorso obbligato che, da sud, porta agli Ospedali Riuniti.
Eppure ciò non è considerato prioritario dall’attuale inquilino di Palazzo san Giorgio.
Credo sia comunque corretto ricordare che il progetto in questione rientra nel Piano dello Opere Pubbliche varato dall’amministrazione comunale per il triennio 2008 – 2010, ma, dato l’interesse dimostrato sino ad oggi, sembrerebbe solo un elemento formale da esibire quale alibi a fronte delle giuste proteste dei cittadini, costretti a snervanti file, soprattutto nei pressi dello svincolo di Modena dopo l’apertura del nuovo Liceo Scientifico “Alessandro Volta”.
Ritengo, però, parimenti corretto ricordare che il progetto della viabilità alternativa alla SS 106 è vecchio di ben otto anni. E’ questo il tempo trascorso dalla delibera di Consiglio comunale n. 13 del 26/4/2000, con la quale l’opera, pensata per la sua “primaria importanza in quanto consente di creare una valida alternativa all’unica via esistente”, era stata programmata dall’allora amministrazione Falcomatà, destinando un miliardo di vecchie lire. Somma triplicata con la delibera di Consiglio comunale n. 38 del 29/12/2000, contenente l’approvazione del progetto preliminare dell’opera, realizzato dall’ufficio tecnico del Comune.
Pertanto, tra l’approvazione del Piano di programmazione triennale delle Opere Pubbliche e quella del progetto preliminare (con il relativo adeguamento dell’impegno di spesa) erano trascorsi solo otto mesi, a dimostrazione di un sincero impegno per la realizzazione della viabilità alternativa.
Da allora solo parole, perché le scelte delle amministrazioni di centrodestra sono andate in tutt’altra direzione. E mentre in questi ultimi anni il primo cittadino ha impegnato sempre più risorse nelle sue armi di “distrazione di massa”, non ha trovato quelle necessarie per la realizzazione di opere fondamentali per la città. Tra queste ultime, mi domando che fine abbia fatto il progetto finanziato ed appaltato relativo al ponte sulla fiumara del Sant’Agata, per il collegamento tra la via Sant’Antonio (Arangea) e via Ciccarello. Anche la programmazione di tale opera pubblica risale alle amministrazioni di centrosinistra; stesso periodo della progettazione della strada di collegamento tra Trunca e Santa Venere, la cui mancata realizzazione ha provocato le comprensibili proteste dei cittadini, la scorsa settimana.
Per il primo cittadino, evidentemente, è meglio inebriarsi in feste e salsicciate, peraltro lautamente ricompensate.
Non vorrei essere la cassandra di turno, ma credo che Reggio per le scelte festaiole di borbonica memoria, le bugie, la demonizzazione di chi non si piega al pensiero unico e l’assenza di un serio progetto di sviluppo della città, sia destinata ad un futuro incerto e buio, sulla scia degli ultimi illustri esempi delle città di Taranto e Catania.
Il capogruppo dei D.S. in Consiglio comunale
dott. Demetrio Martino