di Pasquale De Marte – Forse non erano rose e non stanno fiorendo. L’annata della Reggio sportiva era nata sotto i migliori auspici,
ma le cose si sono rivelate diverse da come ci si aspettava.
E’ evidente come quella della Reggina sia una situazione difficile, ma neanche Hinterreggio e Viola stanno brillando in questo primo scorcio di stagione.
REGGINA
Gli amaranto hanno conquistato solo otto punti in nove gare, che diventano cinque conteggiando la penalizzazione e valgono un non esaltante terzultimo posto.
Dopo il non brillante avvio si è deciso di cambiare modulo, passando ad un 5-3-2 che avrebbe dovuto garantire maggiore solidità alla retroguardia, ma ha fruttato solo tre punti in tre partite.
Le squadre che hanno qualità e uomini in grado di offrire la giocata decisiva hanno dimostrato che non sarà un atteggiamento tattico più guardingo a garantire i risultati. Il riferimento è naturalmente a Paulinho e Dionisi, ma anche a Sansovini e forse un Gonzalez più ispirato avrebbe reso ancor meno facile la già risicata vittoria ottenuta contro il Novara.
A conti fatti il cambio di modulo non ha convinto più di tanto. Anche Rizzato nelle ultime uscite è parso assai più timido, non è dato sapere se per scelta o per mancanza di brillantezza, e dagli undici titolari è uscito Vincenzo Sarno, l’unico uomo in grado di saltare l’uomo e dettare l’ultimo passaggio in un’azione manovrata.
Ulteriori dubbi nascono dalle dichiarazioni dell’allenatore riguardo alla corsia destra. “Melara sta giocando fuori ruolo, non è un esterno che copre settanta metri, ma uno abituato a giocare più alto”, parole che fanno il paio con circostanze in cui si è detto che D’Alessandro non ha caratteristiche offensive. E’ evidente che, in alcune occasioni, entrambi siano andati in difficoltà e allora perchè ci si ostina ad utilizzare uno schieramento che genera un grosso punto interrogativo in un settore importante come quello esterno? Come se non bastasse quello relativo alla mancanza di un uomo in grado di scandire i tempi del gioco.
Restano alcune note positive come lo spirito della squadra, plagiata in tal senso dal proprio allenatore, e la capacità di essere pericolosa sui calci piazzati, dimostrazione del fatto che che in settimana si lavora bene sugli schemi da applicare e che Dionigi si impegna duramente per colmare delle evidenti lacune strutturali.
“Il 3-4-3, come idea. non l’ho ancora abbandonato” ha fatto sapere la scorsa settimana l’allenatore emiliano, segno che il ritorno di Campagnacci potrebbe segnare un’inversione di tendenza e un ritorno al recente passato, quando si guardava con maggiore fiducia al prosieguo della stagione.
Qualcuno ha parlato di cambio di guida tecnica come panacea dei mali della Reggina. Non avrebbe senso, la squadra segue il proprio mister e la piazza ha fiducia incondizionata in lui.
HINTERREGGIO
Chi, dopo sette gare, cerca ancora la prima vittoria in campionato è l’Hinterreggio. I biancazzurri occupano il terzultimo posto in Seconda Divisione, ma la classifica è corta e c’è tutto il tempo per recuperare.
La buona sorte non ha assistito la squadra nella prima parte della stagione e gli arbitraggi non sono mai stati clementi nei confronti della formazione Di Di Maria.
Si attendono i gol di Zampaglione, ma il bomber ha dovuto fare i conti con qualche problema fisico di troppo ed è alla ricerca della migliore condizione.
Il trasloco in un grande stadio come il Granillo ha reso meno tangibili i vantaggi del fattore campo, determinante in categorie come la Seconda Divisione.
Si sta valutando la situazione del tecnico, nelle prossime ore potrebbe maturare la decisione di dare una scossa all’ambiente, ma non è da escludere che si scelga la strada della continuità.
VIOLA
Tra inesperienze e sfortuna la Viola, alle prese, da matricola, col difficile campionato di DNA (la vecchia serie B1, per intenderci), sta pericolosamente avvitandosi in una crisi che domenica dopo domenica si fa sempre più difficile da gestire. Ad un roster oggettivamente corto (la rotazione massima di coach Bolignano si ferma a sette uomini) va aggiunto un atteggiamento intollerabile per una matricola. Il quintetto che va in campo sa di essere tecnicamente di un buon livello, ma proprio lì cominciano i guai di una squadra bella ma senz’anima.
Nessuno ha voglia di sbucciarsi le ginocchia, nessuno si sbatte in difesa e i risultati sono talora imbarazzanti, al punto di beccare decine di punti perché nessuno aiuta sul pick and roll o perché nessuno scala sul pressing o, ancora nessuno segue il taglio o “chiama” il taglio al compagno.
E questa “morbidezza” in difesa genera la necessità di un attacco che sbagli pochissimo, cosa che a questi livelli è merce rara, soprattutto se le scelte offensive sono spesso lasciate a invenzioni estemporanee al limite della presunzione folle (e talvolta anche oltre come il più lungo della squadra che nell’azione decisiva della gara, in transizione, sceglie di aggredire la lunetta ospite in palleggio dietro la schiena, come faceva Volkov, per intenderci).
A tutto ciò, fin qui, la panchina ha dimostrato di essere raramente in grado di porre un freno, di imprimere una sterzata alla gara che pare preparata molto bene, ma che, appena “deraglia” un po’ va fuori controllo.
Il Presidente Muscolino sa perfettamente di dover intervenire sull’organico, la speranza è che la squadra riesca a reagire da subito, partendo da quell’applicazione in difesa senza la quale mai nessuna compagine ha ottenuto nulla di buono.