Di Enzo Vitale – coordinatore laboratorio politico Città Libera
Anche se dissimulata, l’incompatibilità tra i due cofondatori del partito c’era sempre stata, fin dagli inizi della comune avventura: solo i politicamente incolti potevano pensare che due teste tanto diverse potessero convivere alla guida di un partito di governo e condividerne la
leadership.
Se a uno solo dei due era dato di decidere, primato mai posto in discussione dall’altro, quest’ultimo soleva dire che “non è questione di sostituire un dirigente con un altro, ma di cambiare i metodi di gestione”. Più che chiedere, in buona sostanza, rivendicava come suo diritto la “libertà di critica” e una sostanziale “democrazia”. Sollevava, inoltre, la “questione morale” e il “problema della legalità”: ottenendo soltanto che gli si rispondesse che non si potevano tollerare correnti dentro al partito. Fu così che cominciò la crisi ovvero quando la dirigenza decise di dedicare le migliori risorse più a contrastare la fronda interna che a risolvere i problemi che la responsabilità di governo giornalmente poneva in cima alla sua agenda politica. Più si acuiva la crisi e più si rendeva palese l’assoluta incompatibilità tra i due che, da politica, tracimava nella sfera personale. Venne così il momento dell’epurazione, dell’espulsione della minoranza, dell’ostracismo politico e dell’esilio dei suoi leader. Si passò al gioco duro e sporco, alla diffamazione e alle minacce, e, contestualmente, al prezzolare i “colonnelli” una volta vicini al leader della minoranza. Cronaca italiana di questi giorni? Sembrerebbe, ma non è così: quella sintetizzata è la storia dell’impossibile rapporto ai vertici del partito comunista sovietico tra Stalin e Trotzkij, che venne fisicamente eliminato in Messico da un sicario staliniano con un colpo di picozza da ghiaccio alla testa il 20 agosto del 1940. Mutatis mutandis, notevoli sono le analogie tra lo scontro ai vertici del partito comunista sovietico tra Stalin e Trotzkij e quello in corso tra Berlusconi e Fini nel PdL. Del primo conosciamo l’epilogo; del secondo ancora no. Ma “la storia, quando si ripete, lo fa sempre sotto forma di farsa” (citazione da Karl Marx, tanto per rimanere in tema): questa estate, quindi, per Fini nessun pericolo di picozze da ghiaccio.
P.S. Evocato per Raffa un destino finiano, il consigliere di minoranza Lamberti ha evidenziato alcune che a suo dire possono essere delle similitudini tra l’azione di Raffa su Scoopelliti e quella di Fini su Berlusconi. Pur anche vi fossero, in questo caso non ci sarebbe bisogno di scomodare Marx per scorgervi la natura farsesca.